La rivoluzione nel piatto è il nuovo libro di Sabrina Giannini, giornalista e conduttrice di trasmissioni televisive di inchiesta, prima con Report e ora con Indovina chi viene a cena che conduce Questo libro deriva dalle numerose inchieste realizzate nel corso degli anni, con piglio e determinazione e, molto importante, con pochi peli sulla lingua.
In Italia non sono molte le trasmissioni televisive nelle quali si fanno inchieste e soprattutto si affrontano questioni importanti senza fare sconti. Le inchieste infatti molte volte scoperchiano realtà scomode e soprattutto possono coinvolgere anche investitori pubblicitari, che non gradiscono il lavoro dei giornalisti.
Sabrina Giannini molti di voi l’hanno conosciuta sin dai tempi in cui lavorava per Report, con i suoi memorabili servizi come Siamo tutti oche in cui raccontava delle oche spiumate vive in Transnistria.
Con questo libro, che rovinerà a qualcuno il piacere per alcuni alimenti, la Giannini scava in componenti alimentari che mangiamo ogni giorno, come ad esempio i coloranti. Apparentemente gioiosamente innocui, colorano la nostra tavola e il contenuto dei nostri bicchieri, ma sono sani? Scopritelo leggendo “La rivoluzione nel piatto”.
La retorica dell’allevamento sostenibile è un inganno
Le aziende ci raccontano tante cose sulle loro propensioni green, su quanto siano attente al benessere animale, alla sostenibilità ambientale. Spesso queste leggende sono però solo verosimili, allontanandosi molto dalla realtà, da quello che succede lontano dagli occhi dei consumatori.
Leggere questo libro significa aumentare la propria consapevolezza, essere informati, mettersi “nella parte” degli animali. Ma leggerlo può servire anche per difendere la propria salute: sono troppi i cibi che non sono sani, infinita la chimica e molto pochi i controlli. Mangiare meglio può davvero essere l’inizio di una piccola grande rivoluzione.
Cani maltrattati geneticamente, animali nati per soffrire e cosa dice ENCI? Fa la morale a Sabrina Giannini che nella sua trasmissione alza il velo sul problema. Quello dei cani allevati senza regole, di carlini costretti a indossare corpetti refrigeranti in estate, di selezioni esasperate e assurde.
Per Dino Muto, presidente dell’ENCI, che è bene ricordare che si tratta di un ente pubblico, sono esagerazioni perché tutto è sotto controllo.
Una versione completamente opposta a quella emersa nella trasmissione “Indovina chi viene a cena”, suffragata da video e testimonianze, da pareri veterinari raccolti in Italia e Gran Bretagna. Una difesa che non convince quella del comunicato ufficiale.
La Commissione Tecnica Centrale ha in seno tutte le competenze necessarie per favorire la corretta selezione del cane di razza, di cui troppe volte si parla senza avere precise conoscenze. La Commissione, che si riunisce proficuamente e con frequente periodicità, è infatti composta da un rappresentante dei servizi zootecnici e da un funzionario del Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, da un rappresentante dei servizi veterinari del Ministero della Salute, da tre tecnici qualificati esperti in cinologia docenti o ricercatori universitari, da quattro allevatori di esperienza e dal coordinatore del Comitato Consultivo degli Esperti.
Il mercato chiede i cani maltrattati geneticamente
Il mercato è invaso di cani derivanti da accoppiamenti sbagliati, portatori di tare genetiche, che vengono venduti con disinvoltura e, purtroppo, senza conseguenze. Senza controlli, in un mercato con poche regole, peraltro non rispettate, che vende cani assomiglianti come cani di razza.
CANI DI PLASTICA Del mercato del “falso di razza” si è perso il controllo anche a causa di sanzioni lievi, sia per i trafficanti che per gli allevatori che maltrattano le femmine e i cani. Continuerà a vendere cani chi spaccia un pedigree taroccato per autentico.@sabri_gianninipic.twitter.com/SQLFaIuh4P
Non lo dicono le associazioni ma sono gli stessi veterinari che in Gran Bretagna hanno chiesto di fermare il maltrattamento genetico (leggi qui), con buona pace di ENCI che nega il problema. Che nasconde fatturati e un indotto miliardario, con tangenze con chi questi animali li dovrebbe tutelare.
Con una Comunità Europea che da anni dovrebbe cambiare le norme sul commercio di animali da compagnia, ma che in fondo preferisce mantenere uno status quo. Assicurando profitti enormi, con rischi risibili, a quanti stanno dietro e tirano le fila di questi traffici.
Con gli amanti degli animali, o pseudo tali, che questo mercato lo allevano e lo alimentano. Poco importa se poi una femmina di bulldog al terzo parto cesareo è a fine vita o se il carlino non respira.
L’importante è che piaccia al suo padrone che lo ama da morire. Una verità inconfutabile, visto che molti cani di queste razze muoiono davvero, dopo una vita di privazioni e sofferenze. Per piacere agli umani.
L’elenco delle malattie genetiche di questi cani e di quelle collaterali, indotte da selezioni sbagliate e esasperate, sarebbe lungo pagine. Ci pensino gli acquirenti, quelli che vogliono mettere un cane sotto l’albero. Alimentando il traffico e la sofferenza.
Un meticcio è portatore di una variabilità genetica che lo rende un cane migliore. Bastardo è bello, sano e si fa anche un’opera buona. Svuotando i canili.
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