Io sto con Jj4 orsa sotto tiro, non per simpatia ma per rispetto della natura

Jj4 orsa sotto tiro

Ha un nome, anzi una sigla Jj4 orsa sotto tiro, responsabile di un episodio che ha causato ferite lievi a due escursionisti, residenti nella zona. In questo momento, grazie all’ordinanza del presidente Maurizio Fugatti, questa orsa di 17 anni, figlia di Jurka, una delle capostipiti del progetto deve essere uccisa. Il ministro Sergio Costa, che l’ha già ribattezzata Gaia, come la Terra, chiede che non sia abbattuta. Aspettando di conoscere il parere dell’Avvocatura dello Stato sulla possibilità di impugnare l’ordinanza, o meglio la condanna, disposta dal Trentino.

Ma andiamo con ordine: quest’orsa ha 17 anni, è figlia di una delle prime orse reintrodotte dalla Slovenia, con i soldi della Comunità Europea. Sua madre Jurka è stata ritenuta un’orsa problematica e dal 2007 trascorre la sua sopravvivenza, ben diversa dalla vita, nel carcere di Casteller. Quello che attualmente ospita M49, dopo la sua prima evasione e che era valso all’orso il soprannome di Papillon, datogli sempre dal ministro Costa.

Quindi stiamo parlando di un animale che da 17 anni vive nei boschi del Trentino, da perfetto sconosciuto. Non risultano precedenti a carico dell’orsa e se si trattasse di un uomo si direbbe che si tratta di un incensurato. Un orso che ha fatto la sua vita, cercando di starsene lontano dagli uomini. Vivendo probabilmente con timore il contatto con l’uomo. Un comportamento che si può definire salvifico: più i selvatici stanno lontani dagli uomini, più hanno speranza di vivere tranquilli.

Jj4 orsa sotto tiro non ha mai rappresentato un pericolo per l’uomo per 17 anni lunghi anni

Un orso è solo un orso, come un lupo è solo un lupo. Non vanno umanizzati, non sono animali simpatici, non hanno comportamenti umani, non sono buoni per definizione. Sono animali selvatici che compongono, proprio con il loro essere uno dei tasselli, il grande puzzle della biodiversità. Vanno valutati per quello che sono, non sono pericolosi a priori, non hanno comportamenti umani. Vivono comportandosi come l’evoluzione che ha avuto la loro specie gli ha insegnato.

Non occorre essere un etologo, lo può capisre anche Maurizio Fugatti, che quest’orsa non è possibile definirla problematica: per mancanza di presupposti oggettivi nei suoi comportamenti. Ha messo in atto un atteggiamento terrifico dando vita a una baruffa, ma se avesse voluto fare danno davvero le conseguenze sarebbero state ben diverse. Ma noi umani non siamo prede per i plantigradi, al massimo rappresentiamo dei seccatori da tenere a bada, specie se gli orsi hanno cuccioli con loro.

Quindi se l’orsa Jj4 ha avuto un comportamento naturale .più di quello degli escursionisti che vanno per boschi in modo disinvolto pur sapendo che sono popolati dai plantigradi e in primavera per giunta, l’anormalità dove sta? Nell’atteggiamento muscolare, cieco e insensato di Maurizio Fugatti e dei suoi sodali che forse sanno poco di animali ma molto di politica. E per questo usano modi e toni da comandanti in capo: io comando, io decido, io firmo la condanna a morte. Non tanto perché quest’orsa rappresenti un pericolo, ma perché bisogna dimostrare chi ha in mano il potere.

Sarà vero che i parlamentari trentini della SVP sosterranno il governo, in bilico al senato, se avranno carta bianca sulla gestione dei predatori?

Corre voce, e qualche giornale l’ha già ripresa, che la formazione politica della minoranza linguistica tedesca, dopo mesi di sostegno al governo in carica, stia presentando il conto a Conte. Per sostenere il governo, per impedire che possa cadere al Senato dove i numeri sono davvero risicati. Per questo sembra che abbiano chiesto una gestione “speciale” per i predatori del Trentino.

La maggioranza ormai risicata, specie al Senato dove sopravvive solo grazie ad un voto, è infatti garantita dai rappresentanti dell’Svp. Ed allora cosa succede? Si va a battere cassa. I tre parlamentari della Svp hanno infatti subito chiesto l’autorizzazione ad abbattere orsi e lupi ed in generale i predatori carnivori in Trentino Alto Adige.

Tratto dall’articolo pubblicato dalla Voce del Trentino il 3 luglio 2020

Si sperava che la pandemia potesse avere qualche effetto migliorativo sulla politica. Creando i presupposti per una coesione fatta nell’interesse di tutti gli italiani. Ma così non è stato, ci mancano statisti e abbiamo un esubero di arruffa popolo. Che spesso coincidono con quelli che vogliono una gestione faunistica interamente gestita dai cacciatori. I politici che prendono soldi per reintrodurre gli orsi e poi cercano consensi per sparargli. Mai come nel caso di questa orsa, senza motivo: la sua vita viene barattata per un pretesto.

Non sudditi ma cittadini attivi, contrari a far usare gli animali come merce di scambio

Per questo io sto con Jj4 o con Gaia, come vi fa piacere chiamarla: detesto le ingiustizie e ogni forma di arroganza. Non solo quando questo riguarda un povero orso, con 17 anni di buona condotta sulle spalle, ma sempre. Sarà che cerco di essere un cittadino e detesto tanto i sudditi quanto quelli che si credono regnanti. Dimenticando che solo la natura nella sua complessità regna sul pianeta, non la politica dei sottoscala, non il mercato di voti e favori.

Dove sono le tigri del domatore ucciso?

Dove sono le tigri del domatore ucciso in luglio in provincia di Bari, Ettore Weber, che erano state sequestrate dalla Procura? Sembrerebbe proprio che siano tornate al circo, non essendoci più motivo per la magistratura di mantenere il provvedimento cautelare.

Nonostante le richieste delle associazioni, che speravano in un sequestro che potesse poi portare a una confisca degli animali. Con la possibilità di farle ospitare in qualche santuario, in grado di fornire garanzie per il loro benessere.

Il sequestro però non era stato disposto per maltrattamento di animali, ma come provvedimento necessario all’accertamento dei fatti che avevano portato alla morte di Weber. Cessata questa esigenza la magistratura ha ritenuto di doverle restituire ai proprietari. E solo pochissimi giornali ne hanno parlato.

Del resto la famiglia del domatore ne aveva chiesto la restituzione, sostenendo che si fosse trattato soltanto di un incidente. Non vi era quindi motivo per l’autorità giudiziaria di adottare provvedimenti diversi. Considerando che il circo con animali è, ancora, un’attività legale, grazie all’inerzia, e non solo, della politica.

I politici promettono molto, ma sul circo non si arriva mai al punto

Doveva risolvere il problema degli animali nei circhi il ministro Dario Franceschini (PD), che invece ha preferito delegare la questione al governo tramite decreti attuativi. Poi la questione poteva essere risolta dal ministro Bonisoli (M5S) e dal governo gialloverde, ma sono stati fatti scadere i termini.

Certo l’eliminazione degli animali o meglio il loro progressivo superamento è stato più volte promesso, promosso, annunciato ma mai attuato. Le promesse, anche quelle recenti del ministro Alberto Bonisoli fatte a ENPA probabilmente non avranno seguito, vista la crisi in atto e il cambio di esecutivo.

Peraltro il punto “animali nel circo” non era nel programma del governo precedente. Anzi Matteo Salvini si era già più volte espresso sulla sua contrarietà. Ricevendo plauso e approvazione, ovviamente, anche dall’Ente Circhi che lo ha ringraziato pubblicamente sul suo sito.

(…) va innanzitutto ricordato come nella trascorsa XVII legislatura, la Lega abbia convintamente supportato l’azione dell’ENC, particolarmente con i senatori Gian Marco Centinaio, oggi ministro delle Risorse agricole, e Paolo Tosato, oggi vice presidente del gruppo senatoriale, a difesa del Circo classico con l’irrinunciabile presenza degli animali.
Matteo Salvini, da parte sua, ha reiteratamente dichiarato di essere favorevole al Circo classico in un’ottica e in quadro, da una parte, di rigorosa regolamentazione della presenza animale nell’ambito della comunità e degli spettacoli circensi; dall’altra, sollecitando, a fronte di una effettiva tutela dei diritti legislativamente a suo tempo acquisiti dalla Categoria, una esemplare e imprescindibile regolarizzazione complessiva dell’esercizio dell’attività circense.

Tratto da circo.it

Le tigri continueranno a fare la loro vita in un carrozzone

Quindi pochi lo sanno, ancor meno lo hanno pubblicato, ma nonostante le proteste di ENPA e LAV le tigri sono tornate al circo. Poi quale sarà effettivamente il loro futuro lo stabiliranno i proprietari: per la legge vigente le tigri, al pari di tutti gli animali, sono beni e non esseri viventi. Pertanto, con le tutele legate alla CITES e alla legge, potranno essere cedute a terzi, anche all’estero.

Vediamo cosa succederà ai provvedimenti da adottare per gli animali del circo nel prossimo governo, se davvero si riuscirà a definire una squadra e una compagine politica nei prossimi giorni. Diversamente il capitolo circhi si potrà riaprire solo dopo le nuove elezioni politiche. Insomma uno spettacolo del circo nel grande circo della politica.

AGGIORNAMENTO DEL 16/09/2019

Le tigri balzate agli onori della cronaca lo scorso luglio per la morte del domatore Ettore Weber saranno vendute all’estero, dove non vi sono le stesse tutele penali nei confronti degli animali.
Oltre a questo già scoraggiante evento, gli otto animali sono stati divisi in due gruppi da quattro: una  soluzione che si ripercuote ulteriormente sulle tigri, catapultate nuovamente all’interno dell’incubo infinito di una vita in gabbia, con quotidiane sessioni di allenamento e in un continuo stato di umiliazione.

Dal sito LAV – Qui trovate la pagina integrale

L’orso M49 deve scappare dalla strana coppia

orso M49 deve scappare

In questo momento in Trentino e limitrofi si cerca un pericoloso latitante che rappresenta un pericolo per l’incolumità pubblica. Per questo l’orso M49 deve scappare, inseguito da un manipolo di forestali che lo braccano. Su disposizioni di Maurizio Fugatti, il signore che si vede nella foto insieme al ministro dell’interno Matteo Salvini. Entrambi giurano di essere al servizio di tutti, anche se è evidente che un orso, per giunta sloveno, non è una figura che si possa includere nel gruppo.

Le motivazioni sono da ricercare in alcuni comportamenti da orso, tipici di un plantigrado, che M49 ha messo in atto, forse con più pervicacia di altri orsi. Ma si tratta pur sempre di comportamenti tipici della specie che non sono alterazioni indicative di una reale pericolosità. L’orso non predilige la vacca della malga, semplicemente sceglie una fonte di proteine più semplice da raggiungere. Del resto nessun animale scarta una facile preda per iniziare una competizione con quella irraggiungibile.

Tutti i predatori attaccano soggetti in difficoltà per una logica di sopravvivenza. Se fossero uomini diremmo che sono degli approfittatori di deboli e inermi, ma stiamo parlando di orsi. Che non hanno una morale, una fede, un credo ma si comportano secondo quanto l’evoluzione gli ha trasmesso. Il cibo è la cosa più importante per raggiungere due scopi: sopravvivere e riprodursi. Un comportamento ovvio e naturale quindi.

L’orso M49 deve scappare non perché è pericoloso, ma in quanto orso

Appurato che M49 è appunto un orso con comportamenti ursini, in un territorio che è antropizzato oggi quanto qualche anno fa, ci si chiede quale sia il problema. Considerando peraltro che il numero dei suoi simili non è cresciuto in modo esponenziale, tale da creare chissà quali problematiche.

Eppure gli orsi sono l’unico caso di ripopolamento di grandi carnivori fatto in Italia, nell’ambito di un progetto europeo. Un LIFE che ha avuto inizio nel 2010. Con fondi erogati dalla Comunità Europea, con un progetto condiviso dalla comunità locale. Importando in Trentino orsi sloveni, quindi anche sotto il profilo politico, del tutto comunitari, cosa non secondaria visti i tempi.

Il progetto partiva dalla volontà di rimpolpare una popolazione di orsi ridotta al lumicino, anche sotto il profilo genetico, nonostante fosse vietato cacciarli da decenni. Al contrario del lupo infatti, che mai è stato oggetto di reintroduzione, il numero di orsi presenti nel massiccio Adamello Brenta non si è mai ripresa negli anni, dando segni di recupero. Da qui il primo progetto LIFE e il rilascio di esemplari catturati in Slovenia, fatto con i soldi comunitari.

Fugatti dice che i grandi carnivori sono incompatibili con l’agricoltura di montagna

Forse sono i politici il problema, quelli che devono sempre avere un nemico da combattere, per giustificare la propria esistenza, la focalizzazione dell’attenzione popolare, l’interesse politico del proprio bacino di voti. Sentite l’intervento fatto da Fugatti all’assemblea del Trentino e giudicate da soli.

Avrete sentito dire che il problema sono i grandi carnivori, che sono incompatibili con le mandrie o le greggi al pascolo. Mentre è il pascolo libero, non controllato, a essere un problema in un ambiente naturale sano, che sia composto da prede e predatori. La questione infatti è basata sulla necessità di riportare le cose al punto antecedente allo sterminio dei predatori.

Peraltro nel tempo presente esistono strumenti e tecnologia per prevenire gli attacchi, per evitare le predazioni. Basterebbe che la politica smettesse di essere così arrogante nella gestione ambientale, così calcolatrice nel tornaconto elettorale. Sarà per questo che si nota la mancanza di statisti, che programmano il futuro, e la sovrabbondanza di politicanti, quelli che fanno già fatica a parlare di domani.

Le imbarazzanti dichiarazioni di Fugatti, che raccontano del centro da cui M49 è scappato come di un’eccellenza europea per la gestione degli orsi e i ritardi nella diffusione di immagini e di versioni credibili, creano molte perplessità. Ma se la Lega è il partito dei cacciatori, così non dovrebbero essere i pentastellati, che però non vanno oltre le prese di posizione del ministro Sergio Costa, che ha ribattezzato M49 con il nome di Papillon. In memoria del celebre evaso.

Il rapporto di Salvini con gli animali

Foto tratta dal profilo FB di Matteo Salvini

Il rapporto di Salvini con gli animali può apparire contraddittorio, sembrando quasi al limite della follia. Credo invece che sia puro calcolo politico. Difendere cani e gatti porta consenso, molto più consenso di quanto non ne possa creare tutelare orsi, lupi, vacche o maiali. Specie non volendo scontentare il mondo venatorio o gli allevatori, che sono un serbatoio elettorale sicuro della Lega. Così si punta sui cani e gatti, per conquistare una parte di quello animalista.

Prima che questo ragionamento diventi il ricettacolo degli strali dei sostenitori di Salvini, che oramai sembrano più adepti che elettori, scrivo che i politici, di ogni schieramento, spesso giocano e hanno giocato con i diritti degli animali. Costruendoci carriere politiche lastricate di promesse non mantenute, di passerelle e di consenso amplificato grazie ai media. Quindi il rapporto di Salvini con gli animali non è cosa inusuale in politica, diciamo che lui ha infranto il muro della coerenza più di altri.

Salvini ha affermato che i lupi sono un problema di ordine pubblico e la caccia è un sacrosanto diritto. Ma del resto anche gli orsi erano buoni per farne spezzatino, secondo la Lega, come già diceva Fugatti, l’attuale governatore del Trentino, già nel 2011. Salvini però posta foto di gattini, destina fondi alle regioni per la tutela degli animali e va a visitare strutture come il gattile del Verano a Roma. Sino ad arrivare all’apoteosi: l’apertura di una casella mail contro i maltrattamenti agli animali.

Da ieri infatti è attiva la casella sosanimali.viminale@interno.it alla quale tutti i cittadini potranno segnalare episodi di maltrattamento. Cosa succeda delle segnalazioni e quali canali saranno effettivamente attivati non è ancora dato saperlo. Saremmo molto sollevati nel vedere che le decine di migliaia di segnalazioni che certo arriveranno saranno filtrate, verificate ed evase con un controllo. Attendiamo dati e sviluppi, senza nascondere una certa ansia.

Il comportamento di Salvini con gli animali è variabile

Qualche dubbio lo devono avere anche le associazioni, visto che sia ENPA che LAV propongono di inondare la casella di posta elettronica di appelli per salvare l’orso M49, che in questi giorni è inseguito dal suo collega di partito Fugatti. Che non solo deve mantenere una promessa, ma anche rimediare a una pessima figura. Quella guadagnata dopo la fuga dell’orso M49 dal carcere di massima sicurezza di Casteller.

Insomma forse sono poco numerosi quanti credono alle promesse del capitano Salvini in materia di animali. Peraltro anche le cifre sembrano dar loro ragione: il milione di euro che è stato stanziato per le regioni, diviso fra tutte, diventa un obolo da 50.000 Euro. Una cifra che non risolverà nulla e che forse poteva essere spesa meglio. Ma nel frattempo queste azioni hanno contribuito a far salire il suo consenso, forse, negli ambienti animalisti.

Sui lupi invece il ministro prima fa la voce grossa, parlando di abbattimenti, per poi ridimensionare, parlando di rinchiuderli in qualche recinto. Con una disinvoltura dialettica alla quale oramai ci ha abituati

“Nessun abbattimento dei lupi, al massimo cattura e trattenimento”. Lo dice il ministro dell’Interno Matteo Salvini, dopo la circolare diffusa l’altro giorno dal Viminale. L’obiettivo del ministero dell’Interno, condiviso col dicastero dell’Ambiente e della tutela del Territorio e del Mare, spiega il Viminale, “è evitare allarmismi, controllare la diffusione della specie e mettere in sicurezza il bestiame”.

Da un articolo pubblicato da ANSA in data 13/04/2019

Ora ci si augura che la mail del Viminale funzioni e non sia solo funzionale al ministro

Il dubbio che sia una mossa propagandistica resta molto alto, ma saremmo lieti di essere smentiti e di poter dire che sia stato un errore non credere a Salvini. Impossibile, del resto, farlo senza prima aver visto i risultati. Del resto sarebbe davvero importante che i reati commessi a danno degli animali fossero perseguiti con costanza e determinazione. Sempre, nel mondo reale e non sui social e senza tornaconti.

Del resto il maltrattamento di animali è un reato penale e chi meglio della Polizia di Stato può organizzare le giuste attività repressive? Vorremmo solo capire, al di là dei proclami, quale sarà l’operatività reale del Viminale della Polizia sul contrasto ai crimini contro gli animali.

Nel frattempo sarebbe altrettanto auspicabile un intervento del ministro Salvini per l’orso M49, sulle cui sorti sta come sempre danzando l’eterno balletto della politica, locale e nazionale. Fra le tante dannazioni degli animali certo c’è anche la politica, che si ricorda del tema sempre a singhiozzo.

L’importante, quale che sia l’idea politica, è sempre dare una valutazione ai risultati concreti e non alle promesse, che se restano tali non servono proprio a nulla.

Salvini dichiara guerra al lupo

Il ministro Salvini dichiara guerra al lupo, facendo rientrare dalla finestra gli abbattimenti che erano stati esclusi dal Piano Lupo predisposto dal Ministero dell’Ambiente. Con un colpo di teatro degno della peggior politica, ma assolutamente in linea con la linea filo venatoria della Lega.

Ovviamente il Ministero dell’Interno sta alla gestione faunistica quanto Zio Paperone alla Banca d’Italia, ma tant’è. Nella sindrome (elettorale) di onnipotenza del nostro ministro, abituato a occuparsi per definizione d ogni argomento che gli passi per la testa, è entrato anche il lupo.

Così ha preso carta e penna e ha fatto scrivere da chi ne sa una circolare ai prefetti della Repubblica. In cui illustra che quando i lupi diventano un problema di ordine pubblico, di sicurezza pubblica, possono essere abbattuti. A patto che, naturalmente, non ci sia un’altra alternativa all’abbattimento. Ma come, nell’urgenza della “legittima difesa”, si possono studiare alternative? E perché vengono demandate ai Prefetti?

La gestione dei lupi non spetta al Ministero degli Interni

Non ci sono stati, in due secoli, attacchi alle persone, non ci sono branchi famelici che vogliono attaccare le comunità e non esistono i lupi mannari. Dunque non dovrebbe esistere nessuna circolare del ministro Salvini, ma le elezioni sono alle porte e Salvini ha bisogno di guadagnare consensi. Con grande spregiudicatezza, ben sapendo che questa circolare sarà impugnata e sconfessata.

Ma il tempo è dalla parte di Salvini: i tribunali amministrativi ci metteranno mesi per bloccare questa disposizione. Tanto basta per traghettare le elezioni europee e cercar di drenare voti. Nel frattempo qualche sconsiderato inizierà a mettere in atto azioni di bracconaggio legalizzato, delle quali rischierà di pagare in proprio le conseguenze.

Salvini scrive ai Prefetti che sussiste “l’esigenza di adottare interventi di carattere preventivo ai fini della tutela della pubblica incolumità e della salvaguardia delle attività tradizionalmente legate alla montagna, all’agricoltura e alla zootecnia, nel pieno rispetto delle regole fissate, anche a livello europeo ed internazionale, che riconoscono il valore sul piano ambientale e della biodiversità della presenza di questi grandi carnivori”

Associazioni sul piede di guerra

Le associazioni di tutela ambientale protestano ma cosa dice il ministro dell’ambiente Sergio Costa? Al momento proprio nulla di rilevante, nonostante abbia appena reso noto il suo Piano Lupo. Probabilmente cercando di evitare uno scontro diretto con il proprietario di questo governo.

Nel frattempo le associazioni di tutela ambientale e di protezione degli animali sono scese sul piano di guerra, minacciando azioni legali contro il Ministero degli Interni. Che non ha competenza alcuna sulla gestione faunistica in quanto i lupi, con la sicurezza pubblica, c’entrano davvero poco.

Salvini e la Lega stanno diventando un problema serio e concreto per la tutela ambientale, a causa dei legami troppo stretti con la componente agricola e filovenatoria. Nel silenzio della politica che al momento non ha preso posizione, al contrario dei cacciatori che hanno già iniziato a oliare i fucili, senza peraltro poter avere grandi speranze.

La nota del Ministero dell’Interno di fatto non sposta proprio nulla rispetto agli iter già previsti per gli abbattimenti. La novità è solo nel cercare di utilizzare l’argomento lupo in chiave elettorale, grazie a una circolare inviata ai Prefetti che esubera dai confini del Ministero dell’Interno. Con la ridicola esortazione di far convocare dai Prefetti i Comitati Provinciali per l’ordine e la sicurezza pubblica.

Un nulla di reale come spiega bene Il Dolomiti in questo articolo, ma un uso pericoloso e distorto delle funzioni del Ministro dell’Interno, per il quale ogni strumento è buono per ottenere consenso, anche quando vengono superati i confini della realtà.

Modificato in data 13 aprile 2019

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