Uno stop all’allevamento dei leoni in Sudafrica per scopi commerciali: danneggia la specie

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Uno stop all’allevamento dei leoni in Sudafrica, che avviene per scopi commerciali e non per ragioni legate alla conservazione sembra imminente. Pochi lo sanno ma i grandi felini sono spesso allevati per scopi poco nobili. Che come avviene spesso quando si tratta di animali non sono etici ma molto, molto redditizi. I leoni iniziano a produrre denaro poche settimane dopo la loro nascita, grazie a una rete di sfruttamento tanto estesa quanto dissimulata, talvolta anche dietro iniziative benefiche. Ma se la scelta dovesse essere attuata potrebbe riguardare anche molte altre specie allevate, come i rinoceronti.

Cani falchi tigri e trafficanti

I cuccioli di leone sono infatti offerti in pasto a turisti, spesso ricchi quanto sprovveduti, in finti santuari che raccontano di operare nella conservazione. Facendo così allevare i cuccioli a volontari paganti, che non sospettano di essere i protagonisti delle fasi iniziali di uno sfruttamento crudele. Che finirà soltanto grazie alla pallottola di un cacciatore che potrà sparare, sempre a pagamento, al re della foresta. Ma per comprendere quanto questo turpe mercato possa rendere bisogna fare alcuni passi indietro rispetto alla fucilata.

I cuccioli, come detto, vengono allevati con il biberon dai turisti, che in questo modo li imprintano, rendendoli confidenti nei confronti dell’uomo. Una volta cresciuti questi leoni vengono ceduti a organizzazioni che organizzano passeggiate, in riserve private, accompagnati dai grandi felini. Animali resi mansueti da imprinting e addestramento che diventano le comparse di quelle che dovrebbero essere, solo in apparenza, passeggiate per un turismo rispettoso.

Lo stop all’allevamento dei leoni in Sudafrica è al momento soltanto una raccomandazione

Il governo del paese africano è attento a non danneggiare il vero turismo naturalistico, che in periodi pre pandemia rappresentava una fetta molto importante per l’economia. E che ora si spera possa riprendere in tempi medio brevi. Per questo ha incaricato una commissione di esperti per predisporre un piano in grado di offrire alla green economy una nuova e miglior immagine. Senza intaccare comunque l’attività venatoria che rappresenta sempre una parte importante del PIL.

La caccia rende al Sudafrica una cifra enorme, stimata in 345 milioni di dollari. Pagati prevalentemente da ricchi americani che amano cacciare nelle riserve i cosiddetti “big five“. Animali iconici come leoni, leopardi, elefanti, rinoceronti e bufali. Dei quali il Sudafrica detiene una parte consistente delle popolazioni dell’intero continente. Naturalmente solo all’interno di parchi nazionali e riserve private, perché la fauna in Sudafrica è tutta contenuta in enormi aree recintate.

Se in Italia alleviamo fagiani, lepri e pernici in Africa si allevano animali più possenti come i leoni, con identico scopo seppur ancora meno etico che nel nostro paese. Da anni queste attività sono naturalmente oggetto di moltissime polemiche, tenute sino ad oggi scarsamente in considerazione proprio grazie al fiume di denaro che generano. Ma solo poche persone le conoscono nel nostro paese che spesso ha un’idea dell’Africa molto romantica, ma non più così reale.

Fra il falso e il vero la terza via è quella più pericolosa: tutto quello che viene fatto apparire come verosimile

La conservazione è un’attività importante, da privilegiare, specie quella fatta sul posto e non negli zoo. Che solo in casi molto particolari hanno una reale importanza nella reintroduzione di animali in natura, per l’impossibilità di avere aree naturali adatte alla protezione delle specie. Ma la peggior conservazione è quella finta, proposta e venduta ai turisti senza una reale ricaduta nella tutela di specie e ambiente. Un travestimento usato anche in Europa, dove molti zoo giustificano la loro esistenza motivandola con la tutela della biodiversità.

Ma queste bugie hanno le gambe corte, come ha dimostrato qualche anno fa la disinvoltura con cui venivano abbattuti gli animali negli zoo. Per essere rimpiazzati da esemplari più giovani e quindi più graditi al pubblico, che non intende pagare il biglietto per vedere animali che non siano nel fiore degli anni. Una realtà crudele che viene spesso ignorata a causa della cattiva informazione. Per questo è importante che l’opinione pubblica sia informata si quanto avviene: non si può credere alle pubblicità degli zoo pensando che ovunque gli animali siano protetti e tutelati.

Un discorso molto complesso che non può essere sintetizzato in poche righe, ma che meriterebbe di essere affrontato esaminando tutte le sfaccettature. Con grande attenzione e senza soffermarsi soltanto alla valutazione delle apparenze.

Sono leoni insanguinati quelli allevati per finire come trofei

leoni insanguinati

Sono leoni insanguinati quelli allevati per finire come trofei e infatti si chiamano Blood Lions e su di loro è stato fatto un film. Animali che vengono sfruttati in ogni attimo della loro esistenza, sofferta.

In Europa se ne parla poco ma è importante che questa pratica sia invece conosciuta perché non sono solo i cacciatori di trofei a alimentarla, ma anche turisti più o meno consapevoli che vogliono passare qualche giorno o qualche settimana a tu per tu con leoni addomesticati.

I leoni vengono allevati in molte riserve degli stati dell’Africa del Sud, in particolare Sud Africa e Botswana con un solo scopo, quello di produrre reddito in ogni stadio della loro vita: da cuccioli, da giovani e poi da adulti.

Venduti, il termine è proprio quello giusto, a un pubblico molto diversificato che va dai turisti in cerca di naura ai cacciatori in cerca di trofei da mettere sul caminetto.

Così i cuccioli vengono usati per fare giocare i turisti, oppure peggio presentati come ospiti di finti santuari dove i visitatori pagano profumatamente per provare l’emozione di accudire dei leoncini. Quando poi crescono oramai sono stati imprintati, non hanno paura dell’uomo e non sanno nemmeno come difendersene.

Il leone inizia a rendere soldi appena nasce

Così vengono usati per accompagnare i turisti nelle passeggiate nella savana africana, camminando a piedi con le guide e i leoni come compagnia.

Ma poi i cuccioli diventano adulti, possono essere pericolosi per i turisti e quindi devono cambiare segmento di mercato. Come se fossero beni di consumo. Ma in effetti sono beni di consumo, sono prodotti per un mercato che non sa, oppure fa finta di non sapere, cosa si nasconde dietro queste attività.

Così da animali da coccolare, da felini con cui camminare al fianco con orgoglio, grazie anche a un portafoglio ben fornito perché queste passeggiate costano molto, diventano canned lions, leoni in bottiglia.

La loro vita finisce in squallidi recinti, più o meno grandi, dove i leoni vengono messi a disposizione di ricchi cacciatori che pagano molti dollari per abbattere un leone. Concludendo la loro vita di sofferenze in un modo impensabile e spesso sconosciuto.

Leoni insanguinati che arricchiscono chi li sfrutta

Per questo moltissime organizzazioni internazionali stanno facendo il possibile per far sapere al grande pubblico che cosa si nasconde dietro molti finti santuari, che tipo di mercato si va a alimentare quando si prenota un viaggio che preveda passeggiate a piedi con i leoni nella savana. Perché mentre i cacciatori sanno perfettamente cosa comprano i turisti possono anche essere inconsapevoli.

I turisti devo essere più responsabili, informarsi, chiedere e diffidare sempre di pacchetti viaggio che abbiano all’interno visite e tour con la presenza di animali. Dietro questi viaggi, fintamente ecologisti, e non solo in Africa, si celano grandi sofferenze, violenze e maltrattamenti. Che colpiscono i leoni ma anche le tigri e gli elefanti.

L’americana Humane Society (leggi qui) è una delle tante associazioni internazionali che ha lanciato campagne per boicottare i tour operator che vendono questi pacchetti viaggio, ma anche per cercare di avere la loro collaborazione per educare il pubblico. Su questo fenomeno è stato prodotto anche un film che ha fatto il giro del mondo (leggi qui) per cercare di sensibilizzare l’opinione pubblica: Blood Lions.

Se ne è occupato recentemente anche il Corriere della Sera (leggi qui) ma non basta, bisogna fare il possibile per far girare queste informazioni, per contribuire a rendere i turisti più consapevoli, per farli diventare viaggiatori e non divoratori di natura. Più contribuirete girare le buone informazioni e più sarà facile cercare di combattere questo e altri raggiri, messi in atto a danno degli animali.

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