Pochi giorni addietro il Dalai Lama ha detto quanto sia inutile pregare il proprio dio per risolvere i guasti causati dall’uomo, che invece ha il dovere di risolvere il problema causato, senza poter sperare nell’intervento divino.
Difficile non condividere questa affermazione per la sua indubbia adesione alla realtà: noi siamo i responsabili di tanti disastri, a cominciare da quelli ambientali, e abbiamo il dovere di modificare le condizioni che li hanno originati.
Questo discorso vale anche per la gestione degli animali da compagnia, per il randagismo e per il contrasto al commercio ed alla lunga scia di morti che produce giorno dopo giorno.
Iniziamo allora ad uscire da un infingimento che da troppo tempo ci portiamo dietro: non tutte le persone che hanno animali si comportano rispettando le loro necessità, pensando alle loro condizioni di vita, pensando al fatto che una riproduzione incontrollata incrementa il randagismo e che l’acquisto di animali presso i negozi alimenta spesso un traffico che comporta grandi sofferenze per gli animali.
Non si possono poi dimenticare i danni provocati dai cosiddetti acquisti di impulso, quando basta vedere un coniglietto in una vetrina per decidere di comprarlo senza conoscere nulla, ma proprio nulla, delle sue necessità oppure quando si decide di acquistare un cane di una determinata razza solo perchè di moda, finanziando i trafficanti di cuccioli.
Non tutte le persone che hanno animali sono davvero amanti degli animali, spesso sono persone che hanno soltanto il bisogno di ricevere l’amore degli animali, senza preoccuparsi del loro benessere e senza essere capaci darlo.
Così facendo molti animali diventano in breve tempo indesiderati e le persone se ne disfano, come fossero un vecchio indumento inutile: i canili e i gattili sono pieni di animali che aspettano solo di essere adottati, ristretti in recinti e gabbie con la sola colpa di essere considerati un prodotto di scarto, un surplus.
Le associazioni ricoverano anche altri tipi di animali che vengono abbandonati e che con un poco di buonsenso non avrebbero dovuto mai essere commercializzati e acquistati: conigli, pappagallini, criceti, gerbilli, colombe ornamentali, tartarughe palustri e tanti altri, dando vita a un’Arca di Noe delle specie vendute nei negozi di animali e nei garden.
Adottare un animale è una scelta etica che contribuisce a dare una casa a uno dei tanti ospiti dei centri di accoglienza, ma anche a consentire di liberare uno spazio che potrà essere usato per accogliere un altro animale in difficoltà.
Nei canili italiani ci sono centinaia di migliaia di cani, alcuni dei quali sono rinchiusi da anni, mentre altrettanti vengono fatti nascere, alimentano la tratta dei cuccioli, arricchiscono i trafficanti e si lasciano dietro una scia di sofferenza che non accenna a diminuire.
Per questo in tutto il mondo l’hashtag #adoptdontshop è diventato uno fra i più usati nelle campagne di sensibilizzazione che promuovono le adozioni, come quella della Humane Society da cui è tratta la foto.
Prima di decidere di adottare un animale siate ancora una volta responsabile e chiedetevi se avete tempo e risorse economiche da dedicare all’animale che avete scelto di aiutare e se la sua presenza è compatibile con la vostra vita.
Mentre comprare un animale spesso è un capriccio, l’adozione deve essere pensata. Sappiate però che gli animali che vivono nei rifugi sono disponibili a contrarre i loro bisogni, pur di trovare qualcuno con cui dividere la vita e per lasciarsi alle spalle una gabbia o un recinto, che per quanto belli siano non saranno mai in grado di sostituire una famiglia umana.
Fatevi un regalo aiutando un animale, regalatevi questo gesto etico e responsabile, date una speranza a qualcuno dei tantissimi prigionieri per causa nostra.
Ricordando sempre che gli animali si adottano ma non si regalano, mai. Un animale regalato ha un altissimo tasso di probabilità di essere poi abbandonato in quanto non desiderato: facili doni, facili abbandoni.
E se poi ancora non siete convinti che l’adozione sia una buona scelta guardate questo video:
Continua il traffico di cuccioli in Europa proveniente dai paesi dell’Est: lo rivela ancora una volta un’inchiesta di Dogs Trust che ha pubblicato un dossier sulla tratta. Nel quale si analizzano realtà del mercato, mezzi e metodi usati per l’importazione illegale di cani provenienti dall’Est Europa nel Regno Unito.
Le storie che si leggono e si vedono nei video sono sempre le stesse, oggetto di diverse inchieste giornalistiche fatte da associazioni, ma anche da organi di informazione come quella realizzata lo scorso anno da RSI, il servizio televisivo della Svizzera italiana.
Inchiesta alla quale avevo partecipato attivamente e sulla quale avevo scritto l’articolo “La tratta dei cani dall’Est Europa”. Le inchieste però non sembrano né fermare i trafficanti, né purtroppo far spingere l’acceleratore ai legislatori europei, promulgando normative decisamente più restrittive.
Sulla tratta dei cuccioli occorrono nuove norme
Gli scandali sul traffico dei cuccioli, la sua connotazione criminale e le complicità a molti livelli emergono sui media per qualche giorno, ma non consentono alle forze di polizia di mettere in atto attività di repressione del traffico efficaci. Grazie anche alle singole legislazioni nazionali che non sono all’altezza del problema, con troppi condizionali e poche certezze.
Il traffico dei cuccioli, una delle tante tratte criminali, trova il suo cardine principale nell’aggiramento del divieto di far circolare, nei paesi membri della UE, cani che abbiano un’età inferiore ai 3 mesi e mezzo. Considerando la soglia minima in cui è praticabile la vaccinazione antirabbica, rappresentata da una finestra temporale che va dalle 11 settimane ai tre mesi, a cui vanno aggiunti i canonici 21 giorni dalla data della vaccinazione.
Se questa età minima fosse realmente rispettata e fatta rispettare, grazie a misure legislative intelligenti che al momento mancano, il traffico sarebbe più che dimezzato in un sol colpo.
Considerando che le persone sono attratte dai cuccioli molto piccoli, per la tenerezza insita nelle loro caratteristiche somatiche e non comprerebbero con altrettanta e disinvolta facilità animali di qualche mese più grandi. Inoltre più questi cuccioli crescono e più è facile vedere ed apprezzare i difetti rispetto allo standard, dovuti a un allevamento improntato alla produzione massiva di cuccioli, in quelli che sono infatti definiti “cucciolifici”, con poca se non nulla attenzione alla caratteristiche peculiari di ogni razza.
I compratori vogliono cuccioli sempre più giovani
Per questo motivo i cani devono arrivare sul mercato piccoli, sempre più piccoli, a volte di sole 6 settimane, per poter essere venduti rapidamente e poco importa se il numero dei decessi sia elevato, tanto i margini di profitto sono così alti da ripianare queste piccole perdite economiche. Per allevatori, raccoglitori, trasportatori e negozianti non sono cuccioli, sono pezzi che devono arrivare vivi, belli vivi come mi disse un trafficante slovacco.
I venditori hanno imparato che se il cucciolo si ammala e muore bisogna subito scendere a patti con il cliente, ripagando le spese, restituendo il danaro oppure sostituendo il cucciolo: la cosa importante è che l’acquirente non denunci, non attivi una catena di indagini che potrebbe compromettere i loro affari.
Una volta erano molto più arroganti, insultavano i proprietari dei cuccioli morti dopo pochi giorni, non avendo ancora subito il danno del loro comportamento: quelle querele che consentivano alle forze di polizia ed alle guardie zoofile delle associazioni di mettere in atto una serie di attività che culminavano in processi.
In questo modo,invece, tutto rimane sotto traccia, pochi oramai denunciano e se non ci sono controlli ai valichi tutto procede tranquillo. Bisogna poi aggiungere, come ulteriore arma a favore dei trafficanti, lo scarso potere di deterrenza delle sanzioni nel nostro paese e una legislazione che fa acqua da tutte le parti.
Così tanto da non consentire ai giudici, nel corso dei processi, di superare le mille eccezioni dei consulenti dei trafficanti, preparati e ben pagati per allargare ulteriormente le maglie di una legislazione insufficiente, di difficile comprensione e applicazione.
L’inchiesta fatta da Dogs Trust testimonia, ancora una volta, come nei paesi dell’Est Europa, dall’Ungheria alla Slovacchia, dalla Polonia alla Lituania ed ora anche alla Romania, vengano realizzati passaporti falsi.
Che attestano vaccinazioni antirabbiche mai eseguite, contenenti date di nascita false e altrettanto false visite per garantire la buona salute dei cuccioli, allevati quasi sempre in condizioni di maltrattamento che vengono ignorate dalle autorità locali.
Il Corpo Forestale va in soffitta, ma il traffico cresce ogni giorno
Nonostante questo, nonostante il pericolo sanitario costituito dalla rabbia, malattia mortale anche per l’uomo, il traffico continua senza sosta, l’Europa riflette sul cosa fare, l’Italia manda in soffitta il Corpo Forestale dello Stato senza una reale redistribuzione di competenze: il tempo passa e i trafficanti crescono e si ingrassano.
Nel Regno Unito, nonostante la paura della rabbia, dalla quale l’isola è indenne, i controlli sembrano scarsi e le associazioni come Dogs Trust sono accusate di provocare inutili allarmismi su questo fenomeno, osteggiate anche quando dimostrano con inchieste, serie e attendibili, la realtà di un problema più che concreto, come possiamo vedere in questo filmato:
La colpa di questo traffico, causa di morte e maltrattamenti per migliaia e migliaia di cuccioli, è dell’Europa, dei singoli Stati che non si dotano di leggi efficaci, dell’avidità dei criminali che gestiscono la tratta, ma non possiamo certo dimenticare di aggiungere a questo elenco il principale protagonista: l’acquirente.
Sono proprio loro, i clienti, che come tante formichine portano i profitti nelle tasche dei trafficanti, comprando cuccioli a 700, 800 ma anche più di mille euro per alcune razze; loro che non si fanno mai domande, se non quand’è troppo tardi e spesso nemmeno questo serve a dissuaderli: il primo cucciolo morto è un incidente, con il secondo andrà meglio, senza preoccuparsi mai di quanto siano corresponsabili di questo ignobile commercio di vite.
Se tanti anni fa, quando ho cominciato ad occuparmi del traffico di cuccioli, molti erano davvero ignari della provenienza, non conoscevano le condizioni di allevamento e di trasporto, non era noto il calvario che molti di questi acquirenti dovranno percorrere con cuccioli affetti da gravi patologie, oggi non può più essere cosi.
Articoli di stampa, siti internet e inchieste hanno rivelato il lato oscuro che si nasconde dietro i musi dei cuccioli nelle vetrine dei negozi. Eppure tanti fan finta di ignorare il problema, cercano il cane su internet come fosse uno smartphone, al miglior prezzo, senza volersi preoccupare di niente e senza pensare che nei canili ci sono migliaia di cani che cercano casa, non saranno i chihuahua da borsetta, ma sono lo stesso compagni di vita meravigliosi, che non meritano il canile solo per uno sbaglio dell’uomo e non meritano di restarci per il capriccio della moda.
La Romania, fino ad oggi era rimasta un paese molto marginale per il traffico dei cani, eppure ora le cose sembrano essere cambiate e anche da questo paese partono migliaia di cuccioli per essere venduti negli stati della vecchia Europa.
L’aggravante è che questo paese ha un randagismo endemico a cui non riesce a far fronte, non volendo mettere in campo strategie intelligenti per la risoluzione del problema, demandando alle associazioni private di cercare di arginare il fenomeno, come da anni cerca di fare l’italianaSave the Dogs.
Ma nonostante gli stermini messi in atto nei canili pubblici il governo tollera e non contrasta il sorgere dei “cucciolifici”, visto l’evidente incremento del traffico dei cuccioli provenienti adesso anche da questo paese, come possiamo vedere in questo filmato realizzato da Dogs Trust:
La condivisione dell’informazione è l’unico aiuto che ognuno di voi può dare a questa lotta contro i trafficanti di cuccioli, sostenendo le associazioni che si impegnano contro questo settore delle zoomafie. Per essere costantemente aggiornati consiglio di guardare il sito EU Dog & Cat Alliance, organizzazione alla quale hanno aderito moltissime associazioni europee che si occupano di tutelare gli animali, nel tentativo di mettere in atto un’attività di pressione efficace sul parlamento e sulla Commissione Europea, per ottenere significative innovazioni legislative a livello comunitario.
Il barboncino della famiglia Berlusconi ha trovato una compagna.
La politica è l’arte del compromesso, delle mezza verità, della bugia travestita da verità, della partigianeria e di molto altro ancora. Per questo cerco di stare lontano da questo argomento, di non dare il destro per poter definire questo blog come partigiano di una parte politica o dell’altra. Ma quando si leggono notizie come questa ad ululare non dovrebbero essere i cani ma gli animalisti.(altro…)
Il traffico dei cani non conosce sosta e non bastano sequestri, servizi su giornali e TV per far capire a chi acquista quanto sia sbagliato sostenere questo commercio.
che ogni anno è responsabile della sofferenza di centinaia di migliaia di animali. Non si riesce a far comprendere che sostenere con un acquisto questi traffici è esattamente come sostenere il crimine.
Potremmo continuare per anni a cercare di tagliare le arterie del traffico e i trafficanti continueranno a trovare nuove strade, nuovi gangli linfatici da infiltrare, nuovi clienti e sistemi per aggirare una legge fragile.
Però noi non abbiamo a che fare con tossicodipendenti, con portatori di patologie da assuefazione, ma con ipocriti che si dichiarano amanti degli animali, con superficiali a cui non interessa il traffico dei cuccioli, con snob che pensano che avere il cane di razza, pagato poco, sia uno status symbol e con bulli che credono che un pitbull sostituisca una pistola. Senza dimenticare le signorine tacco 12 e cane da borsetta.
Penso che sia ora, senza ipocrisie, di guardare con fastidio questi personaggi: chi sostiene il traffico di animali sostiene sia il crimine che il maltrattamento degli animali.
Chi sostiene questi due contesti orribili, traffico e crimine, che sono lontanissimi dall’amore per gli animali, rende vano il lavoro di chi si occupa di tutelarli.
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