Il tempo delle scelte è finito, è arrivato purtroppo quello delle azioni obbligate: dobbiamo affrontare pandemia e emergenza ambientale in contemporanea, agendo a livello planetario in modo coordinato. Nonostante quanto continuano a affermare i negazionisti il problema climatico e la tutela dell’ambiente rappresentano realtà sulle quali agire ora. La pandemia di Covid19 ha affermato, in tutta la sua tragicità, quanto sia importante per la salute umana quella del pianeta.
Il WWF ha diffuso i dati, invitando anche a sottoscrivere una petizione, relativa a un’inchiesta sul traffico di natura e sulle distruzioni ambientali. Secondo uno studio compiuto dal TRAFFICunitamente a IUCN nel 2018 c’è stato un significativo incremento nel sequestro di specie protette. Senza considerare traffici e distruzioni compiuti a danno di specie che non risultano tutelate dalla CITES.
Nel solo 2018 sono stati sequestrati ben 7.000 kg di derivati protetti destinati alla medicina orientale e oltre 300.000 parti commerciate illegalmente. La sola richiesta di scaglie di pangolino sta portando tutte le specie di questo animale sull’orlo dell’estinzione. Pur mancando il riscontro sul reale effetto terapeutico trattandosi di placche composte da cheratina, lo stesso materiale che da origine ai capelli e alle unghie.
Dobbiamo affrontare pandemia e emergenza ambientale ora, senza poterci permettere ulteriori ritardi
Non dobbiamo pensare che la priorità unica e assoluta ora sia l’epidemia da Coronavirus. Se ci dimenticassimo tutti gli altri problemi, rimandando le soluzioni a un domani imprecisato, commetteremmo un grande errore. Rischiando di arrivare oltre il tempo rimanente per rimediare, almeno in parte, ai danni che abbiamo creato.
La nostra specie per poter sopravvivere alle catastrofi che ha causato, omettendo il controllo degli equilibri e lasciando che il solo profitto prendesse il sopravvento, senza perdere altro tempo. Gli uomini sono dipendenti, al pari di tutti gli esseri viventi, dalla salute del pianeta, dei suoi abitanti oltreché dalla nostra. Un concetto che la scienza ha oramai imboccato in modo chiaro, definendo la necessità di mantenere questo equilibrio “One Health”. Una sola salute: quella che riguarda l’intero ecosistema terrestre.
Per questo, fra le tante cose, occorre contrastare con ogni mezzo il traffico di animali e vegetali protetti, Per far comprendere quanto questo possa essere rilevante il servizio TRAFFIC ha realizzato un dossier che merita di essere letto. Con grande attenzione, per accorgersi di quanto sia importante agire ora.
L’emergenza ambientale è anche il surriscaldamento del pianeta dovuto ai gas serra
La parte più rilevante di queste emissioni è causata dagli allevamenti intensivi e da tutto l’indotto necessario a sostenerli. Per ricavare proteine animali vengono utilizzate moltissime proteine vegetali che potrebbero essere destinate all’alimentazione umana. Basti pensare che in questo momento nel mondo, anche a causa del Covid19, ci sono 250 milioni di persone che rischiano di morire per fame.
Gli animali degli allevamenti sono tantissimi e producono enormi quantità di metano, uno dei gas considerati più dannosi per l’incremento dell’effetto serra. Senza contare le emissioni di anidride carbonica causate dall’intero ciclo produttivo delle fabbriche della carne.
Queste sono le ragioni che ci portano a dover lavorare simultaneamente su più fronti per affrontare emergenze sanitarie e climatiche che stanno già condizionando in modo molto pesante il nostro presente. Ponendo concrete ipoteche sul futuro.
Foto tratta dalla pagina Facebook dello zoo di Poznan
L’illegale odissea di 10 tigri da Latina alla Russia ha avuto inizio sette giorni prima che il personale dello zoo di Poznan mettesse fine a questo incubo. I felini erano probabilmente destinati a un circo russo, ma sono state fermate e bloccate al confine con l’Unione Europea. Con una tigre già morta e le altre in condizioni pessime a causa del viaggio.
Al momento le notizie sulla provenienza degli animali sono soltanto ipotesi sembra. Che potrebbero però trovare riscontro nelle prossime ore, anche a seguito delle denunce presentate da LAV.
Molti misteri circondano il viaggio delle dieci tigri, partite dal basso Lazio, su un camion trasporto cavalli, per arrivare a una ignota destinazione fuori dalla UE. Le tigri sono una specie tutelata dalla CITES e per viaggiare in modo lecito devono essere scortate dai documenti che attestano la corretta provenienza.
Da dove parte l’odissea delle 10 tigri e chi le doveva ricevere?
Nelle foto visibili sulla pagina FB dello zoo di Poznan in Polonia, intervenuto per soccorrere gli animali, si possono vedere le condizioni in cui viaggiavano le tigri. Trasportate in condizioni inaccettabili. Rinchiuse in piccole gabbie di ferro e ammassate in un camion per il trasporto dei cavalli.
Un trasferimento che non sarebbe mai dovuto iniziare con le tigri dentro quelle gabbie. Se anche fosse durato il giusto tempo, senza avere intoppi, il viaggio si sarebbe svolto, comunque, in condizioni di maltrattamento. Nella realtà, ipotizzando che siano partiti da Latina avevano già percorso più di 2.000 chilometri, in un viaggio di giorni, per arrivare a Koroszczyn. Un paese al confine fra Polonia e Bielorussia.
Leggendo la notizia la mente corre al destino delle tigri di Ettore Weber, il domatore rimasto ucciso che avrebbero dovuto essere vendute, ma ovviamente questa è soltanto al momento un’ipotesi. Nei prossimi giorni si saprà la provenienza degli animali dopo che i responsabili del trasporto saranno stai sentiti dalle autorità.
Trasportare tigri su un van per cavalli evita molti controlli
Chi si potrebbe immaginare che su un camion destinato al trasporto dei cavalli possano essere stipate ben 10 tigri? Probabilmente i felini sono stati sedati prima della partenza, per evitare indesiderati ruggiti. Che avrebbero svelato il reale contenuto del camion, impossibile da far passare inosservato già alla prima stazione di servizio.
In mancanza dei documenti e per il trasporto non conforme gli animali sono stati bloccati in frontiera. Per sei lunghi giorni, prima dell’intervento dello zoo di Poznan. Senza questo provvidenziale soccorso le tigri, in quelle condizioni, avrebbero potuto morire tutte di stenti.
Ora gli animali sono al sicuro, ma è necessario identificare i responsabili di questo viaggio terribile. Identificando il proprietario e i motivi per i quali siano state spedite senza i documenti corretti. Senza trascurare il ruolo avuto dai trasportatori. I reati sono stati già commessi all’atto della partenza e quindi la competenza sembra essere (anche) della magistratura italiana.
Seguirà fra qualche tempo la decisione sul merito che, molto probabilmente, annullerà la delibera. Il ricorso, presentato da ENPA, LAC, LAV, LIPU e WWF, è stato patrocinato dall’avvocato Claudio Linzola, un nome ricorrente nelle cause ambientali.
Questa iniziale vittoria ripropone ancora una volta il problema dell’arroganza della politica. Infatti il balletto dei richiami e degli impianti di cattura va avanti da anni e vede costantemente la Regione Lombardia soccombere nei procedimenti di fronte al tribunale amministrativo.
Uno dei cardini delle costanti sconfitte si basa proprio sui metodi di cattura, ritenuti non selettivi in quanto nelle reti viene catturato di tutto. E poco importa se poi gli uccelli rimasti impigliati vengano liberati, con tutti i danni e le sofferenze del caso.
La riapertura dei roccoli è avvenuta con il parere negativo di ISPRA
Il TAR lombardo chiude i roccoli anche perché, oltre alla mancata selettività dei metodi di cattura, il parere tecnico di ISPRA è, da sempre, contrario a questa attività. Un parere obbligatorio per legge, seppur non vincolante. Ma questo non è bastato alla Regione Lombardia per evitare di cercare strade illegali per accontentare i cacciatori.
L’attività politica è insindacabile, salvo che venga provato che dietro questi atti si celi un accordo che promette utilità di qualsiasi genere al politico. In questo caso sicuramente il vantaggio esiste ed è elettorale, costituito dalla possibilità di avere consenso quando ci saranno le elezioni.
Ma si tratta di un patto non provabile, fra i politici, capitanati dall’assessore all’agricoltura Fabio Rolfi, da sempre vicinissimo al mondo venatorio, e le associazioni di categoria dei cacciatori. Un modo di fare attività politica davvero squallido, quando si ha l’arroganza di rinnovare decisioni già dichiarate illegali. dai tribunali. Costringendo le associazioni a presentare un ricorso all’anno su questo tema.
La politica calpesta le leggi con volontà e determinazione
Contro questa politica gli elettori hanno solo un’arma, che devono esercitare al di la di quello che può essere il loro pensiero su roccoli e richiami. Un cittadino responsabile dovrebbe mandare a casa tutti i politici, di qualsiasi schieramento, che usino il potere in modo tanto disinvolto e contro i diritti della maggioranza.
Decidere di fare atti illegali in modo scientifico -dopo tanti la reiterazione di queste delibere illecite non può essere giudicata diversamente- significa mettersi sotto le suole delle scarpe legalità, diritti e buone prassi. Significa esercitare con arrogante protervia il potere e, per questo motivo, i cittadini li dovrebbero mandare a casa.
Non si può continuare ad accettare che la cosa pubblica sia amministrata secondo logiche basate su interessi politici e non sulla volontà di assicurare il bene comune. Solo per agevolare piccole componenti minoritarie. per averne un tornaconto politico.
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