Animali ingabbiati dalla politica elettorale

Animali ingabbiati dalla politica elettorale

Animali ingabbiati dalla politica elettorale proprio come questo gorilla, costretto a condividere la vita con la noia, senza che nessuno si occupi seriamente di cercare di difendere il suo benessere.

Nello stesso modo, in questa tornata elettorale, i partiti hanno dimostrato di non ritenere prioritari due temi importanti, quelli che riguardano animali e ambiente. Certo ci sono, qua e là e nemmeno in tutti i programmi, timidi di accenni, riferimenti oppure promesse irrealizzabili. Come quella delle cure veterinarie a carico del servizio sanitario nazionale.

Leggendo le poche dichiarazioni programmatiche che vengono fatti, da partiti e candidati, sul tema della tutela dei diritti degli animali ci si accorge subito di quanto tutto questo sia di facciata, non contenga programmi chiari e affermazioni nette, ma solo le solite, abusate e un poco ridicole promesse elettorali. Per questo si parla di animali ingabbiati dalla politica elettorale.

In questa fiera di banalità si parla sempre e solo di animali domestici, che sono una categoria dal duplice vantaggio: quello di abbracciare una platea di elettori molto ampia, trasversale, e sicuramente comune in ogni schieramento politico di riferimento accompagnato dall’essere un argomento che unisce e non divide, non crea contrasti e quindi, politicamente, problemi.

Se ci fate caso anche nei partiti che si spacciano come animalisti convinti ci sono temi che rappresentano un tabù invalicabile: parlano di cani e gatti ma stanno lontani dai temi che in qualche modo potrebbero essere divisivi per l’elettorato. In questo modo spariscono dalla linea dell’orizzonte i lupi e gli orsi, gli allevamenti intensivi e i loro danni ambientali che si accompagnano ai maltrattamenti degli animali, i trasporti di animali vivi, il commercio degli animali da compagnia, le problematiche sulle specie invasive e, certo non ultima, la caccia.

Alcuni temi, come caccia e allevamenti, sono riportati alla ribalta solo in stretti contesti, non pubblicizzati e non enfatizzati neanche dai media: nelle riunioni con le associazioni degli agricoltori come Coldiretti, che rappresenta una lobby potentissima, oppure in quelle con Federcaccia e dintorni. Queste sono le uniche realtà che in effetti hanno un reale potere di condizionamento della politica e rappresentano bacini di voti che, da destra a sinistra, nessuno vuole perdere. E che quindi saranno in parte assecondati.

Si è tornati a parlare di randagismo, costretti dai barbari avvelenamenti di cani in Sicilia, solo perché su questo la politica non ha potuto esimersi. Anzi non soltanto non ha potuto restare in silenzio, considerando che le colpe e le responsabilità sono ascrivibili proprio a chi governa, ma i politici sono stati costretti dagli eventi ad ammettere come il randagismo sia diventato un’emergenza. Strappando un sorriso, una smorfia più che altro, in quanti lo dicono da decenni.

Quindi non facciamoci illusioni: nei partiti maggiori, in quelli che potrebbero avere un peso nel prossimo governo, nessuno si occuperà di benessere animale salvo che i governanti siano costretti a farlo dall’Europa. Al massimo si potrà sperare di vedere qualche cambiamento sui temi della tutela degli animali da compagnia come cani e gatti e sul randagismo, con molti punti interrogativi sull’effettivo impegno.

La conclusione è semplice: scegliete il partito che vi rappresenta senza considerare i temi che riguardano gli animali e l’ambiente, visto che sono discorsi trasparenti per tutti gli schieramenti. Un fatto sicuramente negativo, ma purtroppo inevitabile in una campagna elettorale come questa, dove contano più gli insulti che programmi e proposte.

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