Stesso episodio ma cambia completamente il contenuto della notizia, in un comunicato dell’ufficio stampa di Barbara Mazzali, capogruppo di Fratelli d’Italia in Regione Lombardia:
“E’ purtroppo arrivata la prima aggressione all’uomo da parte di due lupi. E’ successo questa mattina a Cavaglià, in provincia di Biella, e subito, fin da oggi, bisogna provvedere a un piano serio perché non succeda anche in Lombardia. Stamani verso le 7 un cacciatore del posto stava portando il suo cane a fare una passeggiata e gli si sono parati davanti due lupi, che hanno subito attaccato. Il cane adesso è in fin di vita e l’uomo, di 70 anni, ha riportato serie ferite ed è stato curato al pronto soccorso. Senza la protezione del suo fedele amico, forse ora dovremmo piangere una vita dilaniata dai lupi.
Le agenzie parlano di ipotesi, l’uomo non pare aver riportato neanche un graffio, ma la capogruppo di Fratelli d’Italia si lancia in profezie. Probabilmente, visti i precedenti e la passione per la caccia, vuole bruciare tutti sul tempo. In fondo questa notizia non fa altro che assecondare le leggende di questi giorni.
Lupi perseguitati e politici spregiudicati: bisogna creare allarme per accontentare i sostenitori
Che la capogruppo di Fratelli d’Italia non stia dalla parte dei lupi non è una novità e questa linea davvero aggressiva verso la fauna è tipica dell’intera forza politica. Uno stile ben incarnato da Barbara Mazzali, che voleva portare la caccia nelle scuole come materia di insegnamento perché, sempre a suo dire “permetterebbe di collegare “scienze, botanica, agricoltura, chimica, geografia, cucina e storia”. Evidentemente il consigliere non trova controindicazioni nell’insegnare l’uso delle armi ai ragazzi, cercando di cancellare empatia e compassione.
Per non lasciare spazio a dubbi sull’interpretazione del suo pensiero la politica non si ferma qui, ma anzi rincara la dose, riproponendo un cambiamento nella legge attuale. “E’ successo in Piemonte, ma poteva succedere ovunque, anche in Lombardia. Per questo un anno fa avevo sottoscritto in Regione una mozione per il controllo del lupo. Sarebbe in questo senso utile pensare che la legge 157/92 sia trasformata da legge di tutela della fauna selvatica a “legge di gestione della fauna selvatica”, come chiedono le associazioni agricole, e che anche il lupo venga gestito, attraverso studi scientifici indipendenti, alla stregua di tutte le altre specie presenti sul territorio nazionale così come avviene in altri Stati Europei. Forse, dopo l’aggressione di oggi, che per un soffio non è finita in tragedia, potremo iniziare a fare un discorso serio su questa problematica”.
I lupi sono assediati da cacciatori, allevatori e politica contro ogni buon senso
La Svizzera ha chiesto al segretariato della Convenzione di Berna di declassare il lupo, da specie particolarmente protetta a protetta. Ricevendo un severo e sonoro rifiuto, argomentato e spiegato molto bene nello studio “Assessment of the conservation status of the Wolf (Canis lupus) in Europe”. Dove viene illustrato, dati alla mano, come il lupo in Europa meriti ancora di essere tutelato per diverse ragioni scientificamente supportate. Ma a ogni azione corrisponde una reazione uguale e contraria e così, certa politica, non potendo cavalcare la conoscenza decide di diffondere e alimentare la paura.
Sapendo che molte, troppe persone si limitano a leggere i titoli senza considerare i contenuti. Una notizia per fare il giro del web non deve per forza essere vera, basta che sia verosimile, che sia in grado di colpire l’immaginario collettivo. Raccontando di come il nemico sia sempre alle porte, per giustificare la richiesta di provvedimenti eccezionali che non tutelano la collettività, ma alterano in compenso la percezione della realtà.
Ci vorrebbe una moratoria internazionale sulle bugie raccontate dai politici, che spesso riescono a fare più danno della realtà, già di per se terribile come ci racconta questa guerra in Europa.
Abbattere i lupi non salva le pecore, eppure ogni giorno ci sono notizie di attacchi ad allevamenti finalizzate a far approvare le uccisioni. I toni sono sempre gli stessi, allarmistici, con contenuti privi di buon senso e finalizzati a fomentare l’odio verso i predatori. L’ennesimo capolavoro di disinformazione porta questa volta la firma di Coldiretti Livorno che pubblica sul suo sito un articolo dai toni apocalittici. “Predatori: il lupo nel gregge, nuova mattanza nella notte nel Golfo di Baratti“ è il titolo, giusto per far capire il tenore da subito. Due pecore sono state sgozzate, scrivono, dimenticando anche il significato del verbo sgozzare. Che indica l’uccisione di un uomo o di una persona a seguito del taglio della gola. Con un coltello, non con un morso.
Non ci sono solo lupi, ma anche ibridi e canidi nello stupefacente bestiario di Coldiretti
Lupi, ma sempre più spesso ibridi e canidi, entrano dentro greggi e mandrie, più di una volta al giorno.
Frase estrapolata dall’articolo pubblicato da Coldiretti Veneto il 5 ottobre 2021
Negli allevamenti entrano indisturbati i lupi, gli ibridi (che sono lupi a loro volta, seppur geneticamente contaminati) e anche i canidi che altro non sono che la famiglia dei mammiferi che comprende lupi e cani. Insomma non solo la verità e il buon senso ma anche la scienza viene maltrattata. Pur di creare scalpore, pur di fare notizia. Per alimentare la leggenda che il lupo sia pericoloso, per cercare di ottenere il via libera agli abbattimenti. Un provvedimento molto desiderato dai cacciatori, ma anche del tutto inutile per evitare le predazioni.
I lupi non hanno, al pari dei cinghiali e degli orsi ,problemi nel reperire cibo. Gli animali cercano soltanto di sfruttare delle opportunità, riducendo consumi energetici e rischi. Si avvicinano agli insediamenti urbani e alle attività umane perché trovano cibo. Facile, economico e disponibile in gran quantità senza far fatica. Colpa di chi non è capace di gestire i rifiuti, responsabilità di chi non mette in atto le protezioni necessarie per difendere i suoi animali.
Quindi anche se venisse aperta la caccia al lupo questo non ridurrebbe le predazioni negli allevamenti. Nemmeno consentirebbe di lasciare gli animali al pascolo senza vigilanza. I predatori continuerebbero a scegliere le prede più facili da attaccare, con minori difese e che presentano rischi bassi di restar feriti. Quindi invocare gli abbattimenti dei lupi perché sono troppi è davvero un’idiozia rispetto alla tutela degli allevamenti. Sono gli allevatori che devono cambiare modalità, investire risorse e intelligenza nella prevenzione.
Il concetto è facile da capire ma ci sono due motivazioni per travisare la realtà
La prima ragione sono i fondi pubblici, le sovvenzioni, che vengono riconosciute all’agricoltura e all’allevamento di animali. Fondi che permettono di far vivere realtà economiche che avrebbero da tempo chiuso i battenti senza questi quattrini. Allevatori che per anni hanno guadagnato non tanto sulla produzione ma dalla contribuzione pubblica, pensando e sperando che questa cosa potesse durare all’infinito. Sempre in perfetta sintonia con i cacciatori, quando si parla di abbattimenti. Per difendere le loro prede, per accreditarsi come gli unici in grado di gestire l’orda famelica dei predatori.
Con una politica che da entrambe le fazioni raccoglie importanti pacchetti di consensi elettorali. Come dimostrano le porcherie fatte con i calendari venatori per favorire, anche in barba alla legge, i cacciatori. Se l’informazione vera, non quella che pubblica le veline senza nemmeno leggerle, facesse il suo mestiere queste notizie sparirebbero dalle cronache. Sarebbe il primo grande vantaggio realizzato per difendere un patrimonio collettivo, la nostra biodiversità, che non è di cacciatori e allevatori.
Il secondo vantaggio, in termini di risparmio potrebbe essere la sospensione di contributi e indennizzi pubblici a chi non dimostri di aver difeso correttamente gli animali. Chi alleva deve mettere in atto tutte le cautele che tecnologia e madre natura ci hanno fornito. Recinti elettrificati, dissuasori elettronici e cani da guardiania. Se non lo fa deve diventare un suo esclusivo problema, senza far ricadere i costi sulle spalle di tutti, mentre i guadagni vanno nelle sue tasche.
Osso la lupa, allevatori e cultura: quando vince la prepotenza perde sempre la cultura. In questi giorni una manifestazione organizzata dagli allevatori ha impedito a Antonio Matteo Rubino di presentare il suo libro, nel corso di un incontro organizzato per i ragazzi all’Alpe Devero, in Piemonte. Con una sgangherata protesta, il cui scopo era sintetizzato in uno striscione: “Via i lupi dai pascoli”. Gli allevatori, con giornalista al seguito hanno indotto l’autore di “Osso la lupa: uomini e lupi sulle Alpi” a rinunciare all’evento. Una minaccia indegna e arrogante come l’ignoranza di chi l’ha messa in atto.
Scrivere e fare divulgazione naturalistica sono attività che contribuiscono a diffondere cultura, illustrando, in questo caso, l’importanza della convivenza, della condivisione. Attività che in un paese libero devono essere garantite, come scritto nella Costituzione, che sancisce libertà di espressione. Questo non vuol dire che ci debba essere un pensiero unico, ma solo che nell’ambito dei limiti imposti dalle leggi sia sempre possibile esporre la propria opinione, senza subire intimidazioni.
Osso la lupa, allevatori e cultura devono poter convivere e se qualcuno pensa di intimidire ha sbagliato strada
Sino a quando i lupi non hanno nuovamente colonizzato i loro territori ancestrali gli allevatori erano abituati ad avere reddito da animali lasciati liberi al pascolo. Quasi sempre senza custodi, senza difese, visto che il massimo rischio era un quello di un animale caduto in un dirupo oppure un furto. Poca cosa rispetto all’assenza di costi vivi, sino a quando non sono tornati i predatori e come una volta è tornata l’esigenza di difendere gli animali. Un cambiamento che gli allevatori non hanno mai accettare, nonostante le sovvenzioni, nonostante gli indennizzi per i capi predati e le sovvenzioni per i sistemi di difesa.
I tempi cambiano. non solo per gli agricoltori ma per tutti. Una realtà che troppo spesso non viene sottolineata in modo chiaro. Ogni attività economica ha registrato importanti modifiche nello svolgimento del lavoro dal dopoguerra a oggi. Basti pensare alle norme antinfortunistiche sulla sicurezza dei luoghi di lavoro e a quelle di natura ambientale. Fra i pochi settori ai quali si è consentito decisamente troppo ci sono proprio tutti gli allevamenti di animali. In nome della produzione di alimenti abbiamo calpestato benessere e buon senso. Lasciando mani libere a chi pensava solo al guadagno.
Dietro le manifestazioni degli agricoltori ci sono confederazioni e partiti politici, che soffiano sul fuoco per avere adesioni e voti
La manifestazione inscenata all’Alpe Devero per impedire la presentazione del libro non può essere considerata legittima espressione di opinioni, quando vìola le libertà garantite dalla democrazia. Un libro non è mai solo un libro, ma è uno strumento che diffonde conoscenza. Un bene supremo in un paese che legge poco, si informa male e partecipa controvoglia alla vita sociale. Un libro può essere utile per raccontare l’importanza dei predatori, che non diminuisce solo perché qualche allevatore minaccia o strepita. I pascoli e l’ambiente non sono di chi li sfrutta, ma devono essere considerati un patrimonio collettivo.
I lupi in Italia, nonostante le leggende messe in circolazione da allevator e cacciatori, non sono mai stati oggetto di reintroduzione. Si sono ripresi gli ambienti nei quali hanno sempre vissuto, dando un grande esempio su resilienza e resistenza della natura. Una forza, quella dei lupi, che non si piega ai voleri dell’uomo, ai suoi abusi, al bracconaggio dilagante. I lupi sono animali intelligenti, adattabili, con branchi che per molti versi ricordano le famiglie umane, dimostrando grande capacità di adattamento.
L’importanza dei predatori è nota: collocandosi al vertice della catena alimentare rappresentano una presenza indispensabile per la ricostruzione degli equilibri spezzati dall’uomo. Eliminando i predatori sono aumentate le prede, spesso reintrodotte per potergli dare la caccia, senza preoccuparsi delle inevitabili alterazioni ambientali che ne sarebbero derivate.
Cambiamo le regole sugli allevamenti di animali, che non sono più sostenibili sotto il profilo ambientale e etico
Per far cessare le polemiche sui predatori sarebbe sufficiente stabilire che non possa essere soggetto destinatario di contributi pubblici chi alleva animali senza proteggerli in modo adeguato. Impedendo di dare sovvenzioni a chi lascia gli animali a pascolare senza sorveglianza e senza strumenti di protezione adeguati, come i recinti elettrici e i cani da guardiania. L’accesso agli indennizzi per le predazioni non dovrebbe essere concesso a chi non rispetta queste regole.
I soldi risparmiati potrebbero essere impiegati nella divulgazione delle buone pratiche, delle corrette informazioni scientifiche e per la formazione sulla necessità di convivenza con gli animali selvatici. Facendo cessare la propaganda che vede la gestione venatoria della come unico strumento per garantire gli equilibri faunistici. Una grande bugia, analizzando i fallimenti succedutisi in decenni di gestione dei selvatici lasciata nelle mani dei cacciatori. Bugie come quelle che raccontano di lupi reintrodotti dagli animalisti o lanciati nei boschi dagli elicotteri.
Nel frattempo speriamo che i Carabinieri abbiano identificato i responsabili della manifestazione all’Alpe Devero, che hanno di fatto impedito a Rubino di presentare il suo libro ai ragazzi. La vittoria della prepotenza, e dell’arroganza su cultura, sensibilità e divulgazione è stata l’arma sempre usata dalle dittature. Impedire alla conoscenza di circolare liberamente mette i presupposti per la creazione di una comunità di sudditi.
Assediati dai lupi, bambini in pericolo, secondo quanto riporta La Stampa con un titolo per nulla rassicurante, tipico del giornalismo sensazionalistico. Quello che non informa ma che in compenso fa girare veloci i contatori dei click, tanto utili alla pubblicità. Un meccanismo che purtroppo non colpisce solo i piccoli giornali, ma anche testate prestigiose. Che, è bene ricordarlo, sono fra l’altro finanziate con i nostri soldi grazie alle varie leggi a favore dell’editoria. Provvedimenti sacrosanti che servono ad aiutare i giornali, ma che dovrebbero anche garantire un’informazione obiettiva.
“Ostaggi dei lupi”, come se si trattasse di una pericolosa orda barbarica calata in paese, con la volontà di minacciare la vita dei residenti. Ma i lupi sono davvero una minaccia per gli uomini? Non si direbbe considerando che da più di un secolo e mezzo non si registrano episodi di aggressione. Ma allora, ci si chiede, perché alimentare le paure invece di stimolare la convivenza con un animale utile al nostro ecosistema? La risposta è semplice quanto sgradevole: la paura del lupo sui giornali porta visualizzazioni, un po’ come avviene per la storia della starlette infedele nelle cronache rosa. Bisogna poi aggiungere che alimentare la pura non richiede competenze scientifiche, non occorre conoscere etologia e comportamento. Basta un titolo a effetto.
Così arrivano sulla stampa notizie vecchie di giorni, che costituiscono un gradito riempitivo dei piani editoriali del momento. Costano poco, impegnano ancor meno e attirano molto. Rendendo però un cattivo se non pessimo servizio non solo al lupo, ma alla verità e alla conoscenza. Quella che è alla base per creare i presupposti per una rispettosa convivenza. Trasformando dei lupi in esplorazione in un potenziale pericolo per i bambini, un po’ come nella pessima favola di Cappuccetto Rosso.
Sono davvero assediati dai lupi, con i bambini in pericolo oppure si tratta della solita esagerazione?
Guardando il video si capisce di come il piccolo branco si sia avvicinato alle case per esplorare il territorio, pronto a scappare al primo rumore. Come sempre succede con i lupi, che si guardano bene dall’avvicinarsi alle persone. Ma neanche questo atteggiamento schivo e l’assenza di aggressioni sono sufficienti per farli vedere sotto altri occhi. Eppure i lupi hanno comportamenti molto simili agli umani: hanno il senso della famiglia, si occupano del loro branco, fanno le balie per i cuccioli dei lupi dominanti, si aiutano. Nulla a che vedere con la belva sanguinaria che esiste solo nella fantasia (malata) di certi uomini.
Dobbiamo cercare di guardare gli animali selvatici, siano prede o predatori, con una visione priva di pregiudizi, neutra. Riconoscendo loro l’utile ruolo che ogni animale ha per il mantenimento dell’equilibrio. L’esatto contrario, troppo spesso, del nostro comportamento, che causa ben più danni di chi uccide solo per sopravvivere. Senza cattiveria, perché come è stato detto più volte non esistono fra gli animali buoni o cattivi, questi aggettivi rappresentano giudizi che vanno usati per gli umani, non vanno utilizzati per caratterizzare gli animali.
Quello che è certo è che i lupi rendono: in 10 ore di pubblicazione su Facebook, come si vede dalla foto, il post ha avuto 550 condivisioni e 1504 commenti. Un numero rilevante che porta a scalare l’algoritmo dei motori di ricerca e dei social, e che in più porta i lettori, se vogliono leggere l’articolo, a doversi abbonare al giornale. Un coinvolgimento sicuro del pubblico ottenuto grazie a frasi a effetto, a concetti che non trovano riscontro ma che creano un doppio beneficio: coinvolgere sia i favorevoli che i contrari. Una banale operazione di digital marketing fatta sulla pelle del lupo.
Ci vuole coraggio per fare buona informazione, in un settore drogato dai click, dove molti commentano e pochi leggono
Chi conosce un poco il mestiere, i social e le logiche che li governano non ha difficoltà a ottenere risultati, scrivendo pezzi magari di scarso spessore, ma intriganti. Non importa che siano anche veri, che contengano notizie reali e non solo frasi a effetto per scalare le posizioni. Sembra incredibile ma i pezzi più seri, che raccontano gli avvenimenti in modo reale, senza enfasi aggiunta, come si direbbe con i conservanti, sono spesso poco letti. Non interessano, non stimolano la curiosità del lettore. Che sempre più spesso legge i titoli saltando i contenuti, condividendo senza conoscere, senza riflettere sulla veridicità di ciò che condivide.
Questo comportamento è la genesi delle fake news, sul lupo, sull’orso, sull’ambiente e su tutti gli argomenti sociali. Le condivisioni frettolose alimentano le bufale, moltiplicando la loro presenza sulla rete. Molti ricorderanno solo, di quello che hanno visto sui social, che i lupi sono troppi e rappresentano un pericolo per i bambini, senza sapere se questo sia vero, senza avere spirito critico. Troveranno financo divertente pensare a un paesino di montagna tenuto sotto scacco da un branco di lupi. Come gli assediati di Fort Alamo, in un vecchio film western.
Invece il pericolo per i bambini non sono i lupi, ma gli uomini adulti. Quelli che ancora oggi raccontano favole come Cappuccetto Rosso facendole passare come notizie vere. Gettando il seme della paura e cercando di farlo crescere, come se fosse la paura il rimedio di tutti i problemi. Mentre fin troppo spesso la paura è la causa del problema e non il rimedio: non parla di convivenza, non spiega che è questa l’unica solida base sulla quale dobbiamo imparare a appoggiare i nostri progetti per il futuro.
Il futuro della nostra vita sul pianeta sarà scandito dai nostri comportamenti, che cambieranno solo se ci sarà consapevolezza
Come può crescere la consapevolezza se siamo ancora fermi al palo? Imbrigliati dai racconti basati sul lupo cattivo, sulla pericolosità del diverso, sulla supposta aggressività dei predatori? Pochi spiegano che tutte le componenti del pianeta, dai predatori ai virus, hanno una fondamentale importanza per il mantenimento dell’equilibrio. Una parola magica da mettere nel sacchetto di quelle da non dimenticare mai, come rispetto, empatia, resilienza, conoscenza, compassione e verità.
Quando difendiamo il pianeta, l’ambiente e i suoi abitanti, ricordiamoci che questo non è un gesto di altruismo. Non lo facciamo per gli altri, non lo facciamo nemmeno per i lupi. Lo dobbiamo fare per cercare di garantire un futuro a questa nostra specie, cocciuta e avida, che troppo spesso non vuole le soluzioni, ma cerca solo le scappatoie. Alle quali crede perché si informa poco, non cerca la qualità dell’informazione ma solo la rassicurazione di corto periodo. Su questo problema della nostra epoca dobbiamo lavorare, cercando di essere aggregatori di energie positive. Quelle che hanno tutte le persone che vogliono capire, vogliono essere uno dei milioni di granelli che uniti possono far esistere davvero il futuro.
I lupi devono combattere contro il cattivo giornalismo e la cattiva stampa in generale, dove il sensazionalismo troppo spesso vince sulla realtà, dipingendo i predatori come un pericolo per l’uomo e non solo.
Così succede che una collaboratrice della Nazione scriva un articolo decisamente allarmistico, fuori luogo, pessimo sotto il profilo informativo. Tanto da farmi prendere carta e penna e fare un esposto all’ordine dei giornalisti della Toscana.
L’articolo, pubblicato il 30 ottobre sul giornale toscano era davvero incredibile (leggi qui il testo integrale), arrivando a parlare di “zanne mortali”:
Volterra, 30 ottobre 2017 – Si avvicinano alle case e la loro marcia si fa sempre più minacciosa. Si spingono talmente oltre che stavolta sono arrivati addirittura nel piccolo borgo di Villamagna, dove da decenni nessuno aveva più avvistato un predatore dei boschi. Si allontanano dal loro habitat naturale per procacciarsi il cibo e si affacciano agli usci delle case, seminando il terrore. Quelle «zanne mortali» sul collo e sul ventre di un povero capriolo parlano chiaramente: la bestiola è stata presa alla gola e fatta a brandelli da un lupo, o da un piccolo branco di esemplari arrivati fin qui da chissà dove.
L’esposto, presentato anche da altre persone sensibili alle tematiche ambientali, viene esaminato dall’ordine dei giornalisti che dichiara di non poter procedere in quanto l’articolista non risulta essere iscritta all’albo dei giornalisti. Però ugualmente, nell’archiviare il procedimento nei confronti del direttore responsabile Franco Carraresi, ammette di farlo “pur rilevando alcune colorite ed esagerate descrizioni dei fatti”.
Tanto mi basta per ritenermi soddisfatto, sperando che per il futuro il direttore de La Nazione si comporti in modo più accorto, seguendo il giusto spirito professionale che deve far separare la narrazione di un fatto, senza trasformarlo in grida di manzoniana memoria. Una piccola vittoria per il lupo, una piccola vittoria per la verità.
Quando si parla di animali, specie di predatori, e si contribuisce ad alimentare paure mai sopite, ma del tutto ingiustificate, non si rende un buon servizio alla collettività. I dati scientifici parlano di assenza di aggressioni dei lupi agli umani negli ultimi due secoli, non bisogna fare esagerazioni per assecondare le associazioni di categoria di agricoltori e cacciatori, creando nelle persone la percezione di un pericolo che non esiste, come non esistono lupi vegani. Per questo il fatto che attacchino un capriolo non dovrebbe diventare occasione per dipingere il lupo come una belva sanguinaria.
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