Un cane randagio vale 200 Euro, per chiunque lo adotti nel Comune di Cusano Mutri, in provincia di Benevento. Lo attesta un atto amministrativo firmato dal Sindaco, il dottor Giuseppe Maria Maturo, affisso all’Albo Pretorio del Comune del sud Italia. Con il quale è stato messo nero su bianco che l’adozione di un cane da diritto a ricevere 200 Euro per ogni cane adottato. Un’idea davvero pessima.
(…)VIENE DATA ATTUAZIONE AD UNA CAMPAGNA DI INFORMAZIONE PER SENSIBILIZZARE IL FENOMENO DEL RANDAGISMO, PROMUOVENDO LE ADOZIONI DI CANI RANDAGI, CATTURATI SUL TERRITORIO COMUNALE, ATTRAVERSO LA CONCESSIONE DI UN CONTRIBUTO ECONOMICO DI€ 200,00 PER OGNI CANE ADOTTATO.
Disposizione sindacale del Comune di Cusano Mutri del 2 ottobre 2020
Il servizio di custodia e cattura dei cani randagi sul territorio comporta un esborso di denaro pubblico, ma un conto è incentivare adozioni responsabili, altro dare ricompense in denaro. Con un provvedimento che al momento non pare dare garanzie sulla sorte dei cani. Le adozioni si possono agevolare offrendo un supporto veterinario, non un premio in denaro.
Quando un cane randagio vale 200 Euro non incentiva solo le adozioni, ma anche gli abbandoni
Sino a quando la gestione di questo problema sarà fatta con azioni come quella del sindaco di Cusano Mutri il randagismo continuerà a crescere indisturbato. Grazie a adozioni irresponsabili che difficilmente si traducono in atti positivi per gli animali. Mentre servono azioni di medio lungo termine focalizzate sull’informazione e la sterilizzazione degli animali.
Servono politiche di largo respiro e una gestione che coinvolga tutti gli attori che si occupano del contrasto del randagismo. Lo dimostrano anni di soldi pubblici investiti senza risolvere e, in troppi casi, serviti per finanziare organizzazioni malavitose.
Il contrasto al randagismo è strutturato in modo semplice e completo nella nuova legge, recentemente approvata dalla Regione Puglia. Una disposizione finalmente chiara, che lascia pochi spazi all’interpretazione e che indica in modo preciso “chi deve fare cosa”. La norma regionale costituisce una svolta rispetto alle tante leggi, barocche e complicate, che ancora oggi sono presenti in molte regioni italiane. Con il pregio di fare sintesi efficace fra le diverse esigenze e necessità.
Lo strumento legislativo rappresenta una base sulla quale andrà implementata e costruita la lotta al randagismo, ma anche lo sviluppo del concetto di possesso responsabile degli animali. Di seguito il link per chi fosse interessato a scaricare il testo e leggerlo nella versione integrale.
La cosa importante ora è quella di convertire in azioni le disposizioni del provvedimento regionale, che presenta degli spunti di sicuro interesse. Uno dei quali è il limite di capienza dei canili, che dovranno accogliere un massimo di 200 cani per ogni struttura. Una soglia massima alla quale dovranno adeguarsi anche le strutture già esistenti. Viene previsto. infatti, il divieto, subito operativo, di poter ospitare nuovi soggetti sino al naturale raggiungimento della capienza massima prevista.
Questo tipo di contrasto al randagismo piace anche alle associazioni
Le associazioni hanno espresso la loro soddisfazione per l’impianto della nuova legge. Questo fatto rappresenta un fattore molto positivo, considerando che anche il volontariato sarà una parte fondamentale per la concreta attuazione della norma regionale. Il contrasto al randagismo, per una volta, non è fatto soltanto attraverso i canili, che da rimedio vengono visti e utilizzati come strumento di un progetto complessivo. Una piccola rivoluzione che sarebbe auspicabile fosse recepita ovunque.
Sterilizzazione, identificazione, gestione responsabile di cani e gatti, controllo del commercio e campagne informative sono i pilastri del progetto di contrasto al randagismo. Sotto controllo il commercio di animali da compagnia, combattendo anche la tratta dei cuccioli dai paesi dell’Est. Vietato mettere in vendita animali di età inferiore ai 4 mesi provenienti dall’estero; previsto l’obbligo del registro di carico e scarico per le attività commerciali.
La legge regionale sembra un contenitore solido, al quale occorre aggiungere ora il contenuto più importante: la reale attuazione e messa a regime del provvedimento. Cominciando con l’obbligo dei Comuni di dotarsi, finalmente, di strutture proprie per la custodia dei randagi. Una realtà già prevista sino dal lontano 1954, ma mai attuata compiutamente sul territorio nazionale.
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