Riaperta la caccia in Lombardia, aggirando la chiusura disposta dal TAR con un provvedimento da pirati

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Riaperta la caccia in Lombardia, aggirando la chiusura disposta dal TAR con un provvedimento da pirati, voluto solo per motivi elettorali. Matteo Salvini lo aveva promesso ai cacciatori e Fabio Rolfi, assessore regionale, lo ha fatto diventare realtà. Una replica vergognosa di quanto già fatto in Sicilia, per cercare di racimolare voti per le elezioni amministrative. Il centro destra ha nei cacciatori un bacino elettorale di tutto rispetto, sono pochi ma coesi, uniti da una passione che oramai i giovani neanche considerano.

In realtà nel provvedimento deciso dalla Giunta Regionale c’è più fumo che arrosto, riaprendo da subito solo la caccia da appostamento (la peggiore) ma solo due sono le specie che interessano veramente ai cacciatori: colombaccio e merlo. Poi viene riaperto l’addestramento cani e solo dal 2 ottobre la caccia riapre completamente. Non certo un caso che questa data sia proprio il giorno prima delle elezioni amministrative, che in Lombardia vedono la grande contesa di Milano.

Quello che rende davvero insopportabile questo comportamento da pirati è la gestione della cosa pubblica fatta per interessi privati. Il voler disporre di un bene collettivo, come il patrimonio faunistico, solo per perseguire il proprio tornaconto. Un comportamento che prende a scarpate in faccia il diritto, la giustizia e i cittadini senza provare l minimo disagio. Un sistema vergognoso dove l’oggetto, la caccia, passa in secondo piano rispetto alla gravità del gesto, allo scopo clientelare che si propone.

Riaperta la caccia in Lombardia con modalità da repubblica delle banane, non da Stato di diritto

La speranza resta nella matita degli elettori, che stufi di questi mezzucci vergognosi puniscano in modo esemplare chi li usa. Essere cittadini consapevoli supera l’idea politica e entra nel merito. Valuta il modo in cui questi amministratori gestiscono. Giudica l’arroganza che traspare da decisioni e promesse, da annunci di provvedimenti illeciti. Che vengono puntualmente adottati per favorire questa o quella categoria.

Come potremo mai impedire che i fiumi di denaro che stanno per arrivare dall’Europa vengano usati per favorire gli amici, per guadagnare consenso? Soldi che dovrebbero servire a costruire una società diversa, mentre in Italia si continua a gestire secondo criteri clientelari. Molti si impegnano per il cambiamento, ma troppi remano per mantenere poteri consolidati. In una democrazia matura è solo il voto a fare la differenza, sono gli elettori che possono decidere. Seppur in un panorama politico complessivamente desolante.

Il cambiamento non passerà dalla politica, deve passare sulla politica. Nel senso che quando l’elettorato avrà voglia di capire, di interessarsi, di partecipare allora qualcosa potrà cambiare. Si potrà discutere di temi e non di sistemi, si potrò occuparsi di interessi collettivi e non personali, per l’interesse comune. Un provvedimento non deve accontentare qualcuno, in questo caso i pochi cacciatori superstiti, ma essere utile alla collettività.

Sono eletti (e pagati) per amministrare il patrimonio collettivo, non per cercare mezzucci per tenersi le poltrone.

Caccia ai cinghiali sempre aperta: Lombardia scatenata negli abusi contro la fauna

Caccia ai cinghiali sempre aperta

La caccia ai cinghiali sempre aperta, per 365 giorni l’anno, è l’ultima trovata della Regione Lombardia per cercare di guadagnare consensi elettorali. Aprendo il grande luna park della caccia al cinghiale, anche con l’utilizzo di visori notturni. In contrasto con la legge nazionale, con la giurisprudenza ma anche con il buonsenso, emanando un provvedimento che sarà, per l’ennesima volta, impugnato anche se a farlo potrà essere solo il governo. Con ottime possibilità di vittoria perché questa modifica della legge trasuda di illegalità da ogni comma.

Qualcuno si starà chiedendo, giustamente, come mai la regione più colpita d’Europa dalla pandemia di Covid19 trovi il tempo di occuparsi di caccia al cinghiale, di visori notturni e di giubbetti ad alta visibilità per le guardie venatorie. La motivazione è solo apparentemente incomprensibile, considerando che la gestione dell’emergenza sanitaria ha dimostrato i limiti della giunta lombarda. Fatto che rischia di far perdere la guida della regione più importante d’Italia alla coalizione più filo venatoria del paese.

Non è un caso che in piena emergenza la Lombardia abbia ricorso al Consiglio di Stato contro una semplice sospensiva del TAR sul piano di contenimento nelle volpi del lodigiano. Per non perdere la simpatia del mondo venatorio. Fatto che le è costato un sonoro schiaffo dal massimo organo della giustizia amministrativa. Sentenza tanto dura da convincere l’ufficio legale regionale a rinunciare al giudizio di merito. Una figura che in un paese diverso sarebbe costata quanto meno la poltrona all’assessore Fabio Rolfi. Che ha difeso, con i soldi dei cittadini, la pretesa illegale di cacciare le volpi di notte e addirittura dalle auto.

Caccia ai cinghiali sempre aperta, ma anche cacciatori come insegnanti nelle scuole per insegnare il rispetto per la natura

Dove non arriva l’arroganza legislativa può sempre arrivare la fantasia: come dimostra la proposta del consigliere regionale lombardo di Fratelli d’Italia Barbara Mazzali che voleva i cacciatori in aula. Tanto da prendersela con la Lega Anti Caccia, che aveva criticato la proposta, con affermazioni decisamente sguaiate.

Ora però non si tratta più di una provocazione fatta per avere consensi, ma di una legge che autorizza i cacciatori a cacciare i cinghiali tutto l’anno, con la fallimentare idea che questo risolverà il problema. Senza tenere conto che anni di insuccessi hanno dimostrato con chiarezza l’inutilità di queste scelte e che centinaia di incidenti di caccia avrebbero dovuto ispirare maggiore prudenza. Sulla possibilità di cacciare di notte, durante tutto l’anno e quindi anche durante la stagione riproduttiva della fauna, i cinghiali. Con armi che sono pericolose per l’incolumità dei cittadini già durante il giorno, con piena visibilità, figurarsi durante la notte.

Per fortuna le associazioni sono già pronte per scendere sul sentiero di guerra e impugnare anche questo provvedimento. Palesemente contro legge, trattandosi di tempi e mezzi non previsti quando non decisamente vietati, come i visori notturni. A pagare i costi delle azioni legali sarà come sempre la collettività, che dovrebbe cercare, per dovere civico, di scrollarsi di torno amministratori così arroganti.

Il lupo e non il cacciatore è il vero strumento naturale per contenere i cinghiali e lo sanno anche i cacciatori

I lupi sono i migliori selecontrollori, come tutti i predatori e ottengono risultati insperati, come dimostrano gli studi fatti in parchi nazionali e aree protette. Un fatto noto, scientificamente dimostrato, confutato solo dal mondo della caccia, che vorrebbe sterminare gli uni come gli altri. Con la complice copertura che riescono ad avere dalle amministrazioni regionali, specie in nord Italia.

Amministrazioni sempre inclini a fare favori a chi li vota, tanto da non vergognarsi di voler obbligare le guardie venatorie a fare vigilanza con i giubbini ad alta visibilità. Che sarebbe un po’ come mandare in giro le squadre investigative delle forze di polizia con l’obbligo di essere sempre in divisa. Un regalo a delinquenti e bracconieri, insomma.

Unica strategia rimasta per tutelare animali e ambiente è quella di cacciare via certi politici

tutelare animali e ambiente

Se si vuole davvero tutelare animali e ambiente occorre alle prossime elezioni mandare a casa un po’ di politici. Di tutti gli schieramenti, anche se ce no sono alcuni in particolare che con il mondo venatorio hanno stretto, da molto tempo, un patto di sangue. Scritto però proprio con quello della nostra fauna, degli animali che insieme all’ambiente nel suo complesso rappresentano il nostro capitale naturale.

L’emergenza causata dalla pandemia di Covid19 per tantissimi è solo una tragedia: economica, umana, sociale e anche ambientale. Per altri è diventata invece il mantello magico con il quale nascondere una serie di provvedimenti, che certo non c’entrano con la tutela della collettività. Ma che grazie all’emergenza si crede di poter far scomparire, come argomenti di secondo piano. Dimostrando in questo modo il livello umano e morale di chi ha scelto di assumere responsabilità politiche, a vari livelli.

In un periodo tanto difficile qualcuno ha tempo di occuparsi di argomenti acchiappavoti, visto il clima di costante instabilità della politica italiana. Così, complice la delicata situazione sanitaria in Lombardia e Piemonte, ma non solo, si cerca di far passare provvedimenti che non hanno alcuna utilità collettiva ma favoriscono solo alcune categorie. In questo caso, ancora una volta i cacciatori.

Dopo lo schiaffo del Consiglio di Stato sul piano di abbattimento delle volpi la Lombardia rinuncia

Recentemente la Lombardia aveva presentato un ricorso su modalità chiaramente illegali di contenere le volpi nel lodigiano. Un piano scellerato che prevedeva anche la caccia dai veicoli di notte. Già sospeso dal TAR ma che, con denari pubblici, era stato ugualmente impugnato. Ma il Consiglio di Stato aveva bocciato la richiesta di sospensiva giudicandola in modo molto duro. A questo punto la Regione ha rinunciato ad andare a sentenza e così viene condannata a pagare le spese alle associazioni che avevano presentato il ricorso.

Un comportamento certo arrogante, che costerà alle casse pubbliche diverse migliaia di euro. Soldi dei cittadini che potevano essere risparmiati, evitando di assumere provvedimenti illegali. Quando però queste azioni legislative vengono riproposte più e più volte significa che questi comportamenti sono dolosi, messi in atto per compiacere i cacciatori. Una piccolissima minoranza rispetto ai cittadini lombardi che la caccia la vorrebbero chiusa.

In Lombardia le guardie venatorie dovranno indossare un giubbetto ad alta visibilità, ma così non si gioca nemmeno a guardie e ladri

Il Consiglio Regionale della Lombardia dovrà votare su un emendamento che prevede che le guardie volontarie indossino un gilet ad alta visibilità. Ma si tratta di una motivazione di sicurezza oppure di un grande un aiuto al mondo del bracconaggio, considerando che la vigilanza volontaria è molto attiva? Le associazioni sono in grande fermento e le motivazioni sono ben descritte sulla pagina Facebook del WWF.

Tutelare animali e ambiente non è difficile solo in Lombardia ma anche in Piemonte

Se in Lombardia si vorrebbe autorizzare la caccia al cinghiale tutto l’anno, anche con l’uso dei visori notturni, in Piemonte la regione sta pensando di far passare provvedimenti devastanti per la tutela ambientale. Grazie a Marco Protopapa, assessore in quota Lega (e questo non rappresenta una novità), la Regione Piemonte si propone di fare carta straccia di molte normative di tutela della fauna.

Aumentando il prelievo di alcune specie di ben 15 unità (fischione, canapiglia, mestolone, codone, marzaiola, folaga, porciglione, frullino, pavoncella, combattente, moriglione, allodola, merlo, pernice bianca, lepre variabile) e consentendo la caccia di selezione di notte, slegando il cacciatore dal territorio. Provvedimenti pericolosi sia per la fauna che per le persone.

Saranno abbattuti mille cormorani in Lombardia

abbattuti mille cormorani

Saranno abbattuti mille cormorani in Lombardia per decisione della Giunta Regionale e dell’assessore all’agricoltura Fabio Rolfi. Che poi è lo stesso che voleva far riaprire i roccoli per la cattura dei richiami vivi per i cacciatori.

Non pago dello schiaffone ricevuto dal TAR, che l’ha obbligato a rimettere in cantina le reti dei roccoli, lo scoppiettante assessore non perde occasione per cercare di mantenere alto il suo consenso. Questa volta in un colpo solo vorrebbe accontentare due categorie con il medesimo provvedimento: cacciatori e pescatori.

Disponendo che siano abbattuti circa mille cormorani in Lombardia, in quanto la loro presenza metterebbe in ginocchio la pesca sportiva e quella professionale. 993 cormorani da abbattere che, con la loro morte, secondo il provvedimento, salveranno la pesca nella Regione. Se non fosse un’affermazione reale, scritta nero su bianco, in effetti si potrebbe pensare a una barzelletta.

Fabio Rolfi davvero sa di cosa sta parlando?

No, non lo sa e come spesso avviene ai nostri politici confonde la storia con la geografia, e fa una dichiarazione davvero imbarazzante, per chi dovrebbe essere una guida. E non solo perché cerca di accreditare che i cormorani siano responsabili della carenza di pesce.

Dal sito ufficiale della Regione Lombardia

Nella foga venatoria di Rolfi il cormorano si è trasformato in una specie alloctona, forse non sapendo che l’areale del volatile è l’intera Eurasia. Quindi l’assessore Fabio Rolfi ben farebbe a fare un corso, anche on line, su specie autoctone e alloctone e forse anche un poco sulla geografia faunistica del paleartico.

Il motivo dello svarione è semplice: Rolfi ha un’ossessione per le nutrie, che vorrebbe eradicare con ogni mezzo e in ogni tempo. E quindi deve aver fatto una singolare addizione, mescolandi nutrie e cormorani, facendoli diventare alloctoni.

La verità è che i pesci stanno diminuendo per ragioni ambientali

Non volendo ammettere il fatto reale l’assessore Rolfi e la Giunta lombarda si inventano un capro espiatorio, indicano il cormorano come il nemico di tutti i pesci lombardi. Mettendo in campo il solito provvedimento inutile, che però cerca di dare il contentino anche ai cacciatori.

Consentendo che si possano individuare soggetti non facenti parte della Polizia Provinciale per eseguire gli abbattimenti. Una deroga non consentita che già è stata messa in atto, abusivamente, per l’abbattimento delle nutrie. Portando altri sonori schiaffoni da parte della magistratura ai nostri politici.

Prima o poi ci sarà qualcuno che, con il buon senso necessario, toglierà queste competenze all’assessorato, ma anche al ministero, che si occupa di caccia? Per iniziare una gestione faunistica intelligente, senza dover considerare la caccia l’unico strumento per gestire gli equilibri del nosro capitale naturale.

Il TAR lombardo chiude i roccoli, prima che aprano

TAR lombardo chiude i roccoli

Il TAR lombardo chiude i roccoli, prima che aprano, sospendendo l’efficacia della delibera regionale che aveva disposto la riapertura degli impianti. Un primo stop alla cattura è stato deciso dalla 4a sezione del tribunale amministrativo della Regione Lombardia.

Seguirà fra qualche tempo la decisione sul merito che, molto probabilmente, annullerà la delibera. Il ricorso, presentato da ENPA, LAC, LAV, LIPU e WWF, è stato patrocinato dall’avvocato Claudio Linzola, un nome ricorrente nelle cause ambientali.

Questa iniziale vittoria ripropone ancora una volta il problema dell’arroganza della politica. Infatti il balletto dei richiami e degli impianti di cattura va avanti da anni e vede costantemente la Regione Lombardia soccombere nei procedimenti di fronte al tribunale amministrativo.

Uno dei cardini delle costanti sconfitte si basa proprio sui metodi di cattura, ritenuti non selettivi in quanto nelle reti viene catturato di tutto. E poco importa se poi gli uccelli rimasti impigliati vengano liberati, con tutti i danni e le sofferenze del caso.

La riapertura dei roccoli è avvenuta con il parere negativo di ISPRA

Il TAR lombardo chiude i roccoli anche perché, oltre alla mancata selettività dei metodi di cattura, il parere tecnico di ISPRA è, da sempre, contrario a questa attività. Un parere obbligatorio per legge, seppur non vincolante. Ma questo non è bastato alla Regione Lombardia per evitare di cercare strade illegali per accontentare i cacciatori.

L’attività politica è insindacabile, salvo che venga provato che dietro questi atti si celi un accordo che promette utilità di qualsiasi genere al politico. In questo caso sicuramente il vantaggio esiste ed è elettorale, costituito dalla possibilità di avere consenso quando ci saranno le elezioni.

Ma si tratta di un patto non provabile, fra i politici, capitanati dall’assessore all’agricoltura Fabio Rolfi, da sempre vicinissimo al mondo venatorio, e le associazioni di categoria dei cacciatori. Un modo di fare attività politica davvero squallido, quando si ha l’arroganza di rinnovare decisioni già dichiarate illegali. dai tribunali. Costringendo le associazioni a presentare un ricorso all’anno su questo tema.

La politica calpesta le leggi con volontà e determinazione

Contro questa politica gli elettori hanno solo un’arma, che devono esercitare al di la di quello che può essere il loro pensiero su roccoli e richiami. Un cittadino responsabile dovrebbe mandare a casa tutti i politici, di qualsiasi schieramento, che usino il potere in modo tanto disinvolto e contro i diritti della maggioranza.

Decidere di fare atti illegali in modo scientifico -dopo tanti la reiterazione di queste delibere illecite non può essere giudicata diversamente- significa mettersi sotto le suole delle scarpe legalità, diritti e buone prassi. Significa esercitare con arrogante protervia il potere e, per questo motivo, i cittadini li dovrebbero mandare a casa.

Non si può continuare ad accettare che la cosa pubblica sia amministrata secondo logiche basate su interessi politici e non sulla volontà di assicurare il bene comune. Solo per agevolare piccole componenti minoritarie. per averne un tornaconto politico.

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