L’orso M49 e Vasco Rossi: una situazione che pare incompatibile a molti trentini, preoccupati per il frastuono causato dall’evento. Che avverrà a pochi passi da dove l’orso è recluso. Se per Maurizio Fugatti l’iniziativa di ospitare il concerto del Blasco nazionale, in un’arena costata 2,5 milioni di euro, sembra fantastica dello stesso parere non sono gli ambientalisti. Preoccupati che i rumori prodotti dal concerto possano terrorizzare l’ultimo orso ancora recluso nella prigione di Casteller. Una preoccupazione che pare legittima.
Se non fosse per il concerto di un artista molto amato dal pubblico, che sembra essere molto seccato dalle polemiche, in molti si sarebbero dimenticati dell’orso Papillon. Dopo essere stato per mesi sotto i riflettori, grazie alle molte proteste delle associazioni e a infinite battaglie legali, sulla sorte di M49 era quasi sceso l’oblio. Un fenomeno comune a molte situazioni drammatiche, considerando quello che sta succedendo anche con la guerra in Ucraina. Il livello di attenzione piano piano scende, creando un’abituazione anche di fronte alle più grandi tragedie.
L’orso M49 e Vasco Rossi: due mondi che non dovrebbero mai potersi incontrare a distanza così ravvicinata
Animali selvatici e persone dovrebbero poter stare a debita distanza, essendo mondi che devono convivere ma che non dovrebbero avere interazioni strette. In particolare quando, come in questo caso, all’orso viene negata ogni possibilità di fuga, di potersi liberamente sottrarre a situazioni che generano stress. La storia di M49 rappresenta il triste epilogo di una convivenza che sarebbe stato meglio, alla luce dei fatti, non far neanche iniziare. Bisogna prendere atto che in Trentino non ci sarà, probabilmente mai, una convivenza serena con gli animali selvatici, in particolare con orsi e lupi. Almeno fino a che ci sarà questo stato di cose.
Ma se i lupi sono arrivati nel corso di una riconquista naturale del territorio lo stesso non si può dire per quanto riguarda gli orsi. Anni di proteste e di proposte, di scontri legali non hanno portato a nulla. Tutti gli orsi catturati sono rimasti in cattività e per gli orsi abbattuti c’è stata una giustizia solo parziale. Inutile illudersi che qualcosa possa cambiare a breve: i cambiamenti avvengono quando l’atteggiamento delle persone cambia, quando si fa strada l’idea che non ci possa essere un dominio assoluto dell’uomo sull’ambiente.
Se indigna il frastuono di un concerto messo in scena a poca distanza dalla gabbia dell’orso M49 bisogna anche chiedersi come lavorare per ottenere un cambiamento. Talvolta l’impressione è che vengano spese molte energie nelle proteste, ma non altrettanto nelle proposte, nella parte di azioni utili a generare una crescita culturale. Inutile cercare di gestire la coda velenosa e avvelenata del problema, se prima non si lavora per modificare le condizioni che generano il conflitto.
Orsi e lupi non diventano confidenti o problematici per una caratteristica comportamentale, ma solo per deviazioni indotte dall’uomo
Dopo anni di conflitti fra uomini e predatori, dopo aver fatto approfondite analisi sulle motivazioni che generano lo scontro sarebbe tempo di abbandonare le semplificazioni. La convivenza fra uomini e predatori è non solo possibile ma utile e necessaria, a patto che vengano rispettate le regole che potrebbero garantirla. Continuare a pensare che la soluzione per ridurre i conflitti possa passare dagli abbattimenti è una dimostrazione di miopia, come il solo protestare per gli atteggiamenti ostili. Occorre lavorare in via preventiva per cambiare le cose.
Pessima gestione dei rifiuti, invasioni di campo eccessive, gestione degli animali d’allevamento lasciati al pascolo, educazione dei residenti e dei turisti sono gli aspetti più importanti da affrontare. Su questo residenti e associazioni devono fare la loro parte con azioni di cittadinanza attiva e di confronto stringente con le amministrazioni. La strategia deve essere quella di non lasciare più alibi alla politica, che troppo spesso liquida le azioni di chi vorrebbe una diversa convivenza come atti emotivi o peggio irrazionali.
Per mettere la cattiva politica, quella che guarda solo ai risultati delle urne, all’angolo bisogna costringerla a doversi confrontare. Sulle proposte, sulle carenze dell’azione amministrativa e sulle inadempienze che poi generano incidenti con i selvatici. Un percorso certamente non breve, ma probabilmente anche l’unica direzione su cui lavorare, per garantirsi dei successi. Per non dover vedere più orsi rinchiusi in spazi angusti, destinati a impazzire in una gabbia.
Il presidente della Provincia di Trento, Maurizio Fugatti, ha attuato una crociata contro gli orsi. Ordinando la cattura di M49, evaso per ben due volte dal centro dove è rinchiuso. Disponendo prima l’abbattimento e poi la sola cattura per l’orsa Jj4. Che ricordiamo vive da anni in Trentino senza aver mai creato problemi, sino all’estate scorsa. Quando per difendere i suoi cuccioli è rimasta coinvolta in una scaramuccia con due residenti. Un attacco difensivo che aveva il solo scopo di spaventare gli intrusi e che sarebbe stato possibile evitare con comportamenti più accorti dei due uomini.
Ma se il Consiglio di Stato manda l’orsa Jj4 e i suoi cuccioli in letargo, il loro destino non è ancora certo
Il decreto emesso dal presidente della Terza Sezione del Consiglio di Stato, Franco Frattini, ripercorre l’intera vicenda dell’orsa. Partendo dai due distinti episodi in cui l’animale avrebbe avuto comportamenti aggressivi nei confronti di due escursionisti, prima, e di due operai forestali poi. Evidenziando come quanto accaduto si sarebbero potuto evitare se i responsabili avessero seguito le direttive fornitedella stessa amministrazione. Fatto particolarmente grave quando i comportamenti, che hanno causato uno dei due episodi, risultano essere stati messi in atto da dipendenti provinciali.
(…) la seconda relazione, questa volta effettuata allorché l’ordine di abbattimento era stato sostituito a quello di captivazione, desume la pericolosità tale da imporre la captivazione definitiva da azioni descritte dai due dipendenti forestali nel riferire sul “falso attacco”, che indicano negli stessi operatori, e per loro stessa dichiarazione, il compimento di azioni che rappresentano l’opposto di ciò che le stesse istruzioni della Provincia di Trento raccomandano alla generalità dei cittadini (e ovviamente anzitutto agli operatori forestali) e cioè: atti di disturbo (suono del clacson ) in particolare quando gli orsi si nutrono nel periodo anteriore al letargo; avvicinarsi nel bosco fitto a un’orsa con cuccioli (come detto, per verificare “cosa stesse mangiando”) mentre gli stessi mangiano; non correre o fuggire in presenza dell’orso, restare fermi o allontanarsi lentamente – come raccomandato in tutta la cartellonistica provinciale disseminata nella stessa Provincia delle aree frequentate da orsi.
Tratto dal Decreto del Consiglio di Stato del 12 ottobre 2020
L’ordinanza di Fugatti viene smontata pezzo dopo pezzo, evidenziando incongruenze e abusi
Il decreto del Consiglio di Stato stabilisce che la sentenza definitiva sarà emessa nell’udienza collegiale del 19 novembre. Quando con molta probabilità l’orsa Jj4 e i suoi cuccioli saranno già andati in letargo. Quale che sia, quindi, la decisione del Consiglio di Stato per un’eventuale cattura se ne dovrà riparlare a primavera. Ma leggendo il dispositivo emergono molte contraddizioni, erronee valutazioni e omissioni. Grazie a una disamina più che attenta fatta dal presidente Frattini sui documenti prodotti dalla Provincia.
Peraltro se Jj4 fosse stata catturata dai Forestali non avrebbe potuto essere rinchiusa a Casteller, considerando le precarie condizioni di detenzione dei tre plantigradi già presenti nel centro. Un’ulteriore dimostrazione di decisioni prese in modo frettoloso e approssimativo. Nulla a che vedere con una corretta gestione della popolazione di orsi, ma bensì con posizioni dettate esclusivamente da scelte politiche.
Adesso è necessario che l’amministrazione si occupi di garantire il benessere degli orsi che ha già catturato, secondo molti senza una reale motivazione. Da tempo il ministro Sergio Costa chiede che siano rimessi in libertà, ma sembra giunto il momento per rivedere anche l’intero progetto, valutando le ragioni per le quali sia diventato solo una ragione di conflitto. Mentre avrebbe potuto essere anche un motivo di sviluppo legato all’ecoturismo, sempre più compromesso dall’immagine che il Trentino da al mondo di se.
L’orso Papillon/M49 è diventato una star internazionale, mentre sono sempre più le azioni di boicottaggio del Trentino
Il paragone fra Trentino e Abruzzo risulta inevitabile, anche si tratta di realtà diverse, per un territorio caratterizzato da ambienti meno antropizzati. Gli orsi marsicani, a differenza di quelli reimmessi in Trentino, convivono da sempre con gli abruzzesi, che li considerano non come presenze ostili ma quasi come componenti di una famiglia allargata. Che si divide gli spazi con attenzione e rispetto grazie a una popolazione consapevole dei benefici, anche economici, garantiti dalla presenza degli orsi.
In Abruzzo ogni orso ha un nome, mentre in Trentino sono riconosciuti solo tramite le sigle alfanumeriche del progetto di reintroduzione. Potrebbe sembrare un particolare insignificante, ma non è così: a un nome viene sempre abbinato un individuo, che diversamente resta spersonalizzato, come una cosa. E l’orsa più famosa del parco d’Abruzzo ora è Amarena, con i suoi quattro cuccioli, che tutti si augurano possano andare presto in letargo. Interrompendo le incursioni dell’ingombrante famigliola nei centri abitati, fatto che non ha mai impensierito troppo i residenti.
A onore del vero non tutti i trentini manifestano ostilità contro gli orsi, anzi molti residenti sono contenti della loro presenza. Che non potrà aumentare a dismisura, ma seguirà le dinamiche di una popolazione con scarse possibilità di espansione. A causa dell’assenza dei corridoi faunistici necessari per consentire la loro disseminazione in altre zone dell’arco alpino.
Per una convivenza intelligente sarà però necessario chiudere questo periodo di ostilità, del tutto improduttivo di risultati. Cercando di capire gli errori commessi nell’attuazione del progetto, come la scarsa informazione alla popolazione e la cattiva gestione dei rifiuti, che porta gli orsi ad avvicinarsi troppo ai centri abitati, come accaduto recentemente a Andalo.
Il maltrattamento degli orsi in Trentino sembra essere stato svelato, da un’informativa dei Carabinieri Forestali mandati dal ministro Sergio Costa. Della quale abbiamo saputo solo grazie alle attività di alcune associazioni e non ancora resa pubblica dal Ministero dell’Ambiente. Ma pubblicata per stralci dal giornale il Dolomiti.
”Nel report, in corrispondenza del 10 settembre, il medico veterinario incaricato segnala inoltre che nell’arco di 48 ore la situazione ha subito un grave peggioramento. Tutti e tre gli orsi versano in una situazione di stress psico-fisico molto severa, dovuta in primis alla forzata e stretta convivenza dei tre esemplari, contrariamente a quanto permette la base etologica di specie, ed alle ridotte dimensioni degli spazi a disposizione. M49 ha smesso di alimentarsi e scarica tutte le sue energie contro la saracinesca della tana. Reagisce in maniera nervosa alla presenza umana.“
Nel frattempo M49 e gli altri due orsi prigionieri nel centro di Casteller, che ricordo è gestito dai cacciatori locali, sono sottoposti a condizioni di detenzione peggiori di quelle di un detenuto al 41bis. In questo momento ben tre orsi verserebbero in condizioni che possono andare dalla detenzione in condizioni incompatibili al maltrattamento di animali. Per aver sottoposto gli orsi M49, M57 e Dj3 a vere e proprie sevizie, somministrandogli per giunta sostanze tranquillanti.
Il maltrattamento degli orsi in Trentino, che risulterebbe dalla relazione dei Carabinieri, sarebbe vergognoso per istituzioni chiamate a far rispettare le leggi
Certo guardando la questione con occhio tecnico tante sono le domande che riguardano le omissioni. E altrettante potrebbero essere le persone che le hanno commesse. La catena dell responsabilità è sicuramente lunga e lascia chi si occupa di questa situazione, guardandola dall’esterno, pieno di perplessità. Considerando i tanti, fra attori e comparse, che ruotano intorno a questa vicenda. A cominciare dal presidente della Provincia Maurizio Fugatti, che resta sempre un amministratore pubblico.
Fra pubblici ufficiali, incaricati di pubblico servizio e esercenti una professione sanitaria, i veterinari, certo non si fa grande fatica a fare delle ipotesi. Che dovrebbero portare a far scaturire indagini e provvedimenti anche di natura giudiziaria. La prima domanda che sorge spontanea è se i Carabinieri Forestali incaricati dal ministro Costa abbiano presentato un’informativa al Procuratore, se non una notizia di reato. E qualche dubbio viene sul punto se le associazioni hanno ottenuto copia degli atti.
Cosa mai avranno fatto i funzionari di ISPRA che hanno fatto l’ispezione, e credo non solo una, prima e dopo la seconda fuga di M49? Me lo chiedo perché ritengo che operando per un ente pubblico rivestano la qualifica di pubblici ufficiali, con il conseguente obbligo di riferire all’Autorità Giudiziaria di ogni reato del quale vengano a conoscenza per ragione del loro ufficio.
Cosa ha fatto il veterinario che segue il centro, che sembrerebbe avere le idee molto chiare sulle condizioni di enorme disagio, se non di reale maltrattamento, degli orsi detenuti a Casteller? Si sarà ricordato che come esercente una professione sanitaria ha l’obbligo del referto? Che gli impone di segnalare senza ritardo all’Autorità Giudiziaria o a un comando di Polizia Giudiziaria qualsiasi ipotesi di reato della quale possa essere venuto a conoscenza, anche per semplice indizio?
Se tre indizi fanno una prova, secondo gli investigatori, tante omissioni, se ci sono state, profumano di connivenza
E poi i gestori di Casteller che gestiscono beni dello Stato, gli orsi, probabilmente in regime di convenzione onerosa, saranno o non saranno almeno incaricati di pubblico servizio? Perché se fosse così avrebbero anche loro dovuto prendere carta e penna e scrivere alla Procura della Repubblica. Non per autodenunciarsi, ma per spiegare che non potevano garantire il benessere minimo degli animali.
Ho volutamente lasciato per ultimo lui, il dominus di tutta questa intricata vicenda. Il principe delle delibere impugnate e sconfessate dai TAR, il signore del Trentino: Maurizio Fugatti. Non è che come amministratore della cosa pubblica, ancorché sia un politico, vada considerato un pubblico ufficiale? Se così fosse certo sarebbe un problema e nemmeno secondario. Considerando peraltro che la fauna è patrimonio dello Stato (non della Provincia) ed è gestita dalle autorità amministrative per delega. Atto che non prevede, comunque sia, un trasferimento di proprietà rispetto a quanto previsto all’articolo 1 dalla legge 157/92.
Ma se già sotto il profilo tecnico giuridico questa vicenda appare davvero mal gestita, sotto il profilo della sofferenza degli animali la questione non è grottesca, ma vergognosa. Nelle premesse contenute nel progetto LIFE e nel sempre invocato PACOBACE era chiaro che sarebbe stato più che possibile dover gestire orsi in cattività. Ma nonostante questo non viene predisposta nemmeno una struttura adeguata. Un classico nelle situazioni che riguardano gli animali.
Non si tratta solo di diritti degli animali, ma anche di doveri di chi amministra la cosa pubblica e di diritti dei cittadini
Questa vicenda mi indigna, per la levità di comportamenti con la quale è stata gestita dall’amministrazione trentina. Per aver deliberatamente voluto ignorare la sofferenza degli animali per ragioni politiche, per cercare di mantenere il consenso elettorale. Tanto da non aver scrupoli nel voler rinchiudere a Casteller anche Jj4, un’orsa che aveva soltanto difeso i suoi cuccioli dopo anni di comportamenti schivi e tranquilli. Ben sapendo le condizioni di detenzione in cui già versavano gli altri orsi, forzati ospiti del centro.
Ora appaiono chiare anche le motivazioni delle reiterate fughe da Casteller di M49/Papillon. Non un genio dell’evasione, ma una vittima della disperazione provocata da condizioni di cattività inaccettabili. Che hanno inciso in modo talmente profondo nel suo essere orso da fargli avere comportamenti che andavano oltre alla normalità. Adesso però, da quel che si legge su il Dolomiti il re è nudo. E qualcosa dovrà pur succedere.
Ministro Costa faccia sapere on urgenza alle tante persone che si sono occupate e preoccupate di questi orsi che cosa intende fare il suo ministero. Non parrebbe più tempo di attendere anche se capisco che la situazione non sia facile. Ma comunque vada non sarà scopando la polvere sotto il tappeto, aspettando che la tempesta cali, che si risolverà il problema dei tre orsi prigionieri. E di tutti gli altri che Maurizio Fugatti sogna di poter rinchiudere.
Un orso è solo e sempre un orso, non ha possibilità di pianificare rocambolesche evasioni, non ha complici che l’aspettano all’esterno. Non ha nemmeno sodali che facciano saltare il muro di cinta del carcere perché un orso è solo un orso e riconoscergli un’intelligenza innaturale serve solo a sminuire l’approssimazione dei carcerieri. Che hanno commesso una serie di stupidaggini che attestano in modo certo la non capacità di gestione del problema. Uomini problematici, contro un orso definito problematico ma dai comportamenti ordinari. Da orso!
La terza cattura di M49/Papillon non è una vittoria per Fugatti, anche se la spaccerà come tale, ma rappresenta la certificazione dei suoi fallimenti. Il fatto che si tratti di un orso senza superpoteri lo dimostra il fatto M49/Paillon sia entrato per la terza volta in una gabbia a tubo. Proprio perché si tratta di un orso, che non pianifica, non riconosce ed è anche dannatamente miope, il motivo per cui molte volte orsi e uomini si scontrano, più che con altre specie animali.
Ma se aver ricatturato l’orso M49 è stata in fondo una passeggiata, che sia stata pianificata nelle tempistiche?
Dopo la fuga il ministro Costa chiese che l’orso venisse lasciato libero. Senza essere ascoltato perché il presidente trentino doveva rimediare la figuraccia. Ci volle tempo ma poi M49 fu catturato di nuovo, sempre con la solita trappola, e fu segregato in una zona piccolissima, quasi fosse un mafioso pericolosissimo. Meritevole di essere sottoposto al carcere duro, un 41bis per orsi problematici. Poi l’orso fu castrato, munito di radiocollare e messo in un recinto più grande. Costruito con la rete elettrosaldata. e fuggì di nuovo. Una situazione meritevole di un’indagine giudiziaria, mai attivata.
Beffando nuovamente i carcerieri ebbe buon gioco a fuggire da una pessima struttura. Mal costruita, altrettanto mal gestita e con poca manutenzione. Sfondandola nonostante la solita barriera elettrica. Cristallizzando senza ombra di smentita la certezza che il centro di Casteller fosse gestito in modo pessimo. Ma questa volta M49 aveva il radiocollare, perché gli fu nuovamente messo dopo la cattura che seguì alla prima rocambolesca fuga. Così fu più facile localizzarlo in seguito e seguirlo nei suoi spostamenti.
M49 in fuga, braccato dai forestali trentini, sembra morto. Il radiocollare non rileva infatti più movimenti dell’orso
I forestali scoprono che M49 non ha più il collare e qualcuno, non del tutto a torto, avanza l’ipotesi che M49 sia morto o sia stato ucciso. Facendo sparire il corpo e lasciando solo il dispositivo GPS. Un’ipotesi non così fantascientifica, smentita dall’evidenza di un ulteriore segno di cialtronaggine. Il radiocollare era stato perso dall’orso perché evidentemente era stato collocato in modo errato. Sempre perché un orso è solo un orso e non il celebre prestigiatore Houdinì.
cialtróne s. m. (f. -a) [etimo incerto]. – Persona volgare e spregevole, arrogante e poco seria, trasandata nell’operare, priva di serietà e correttezza nei rapporti personali, o che manca di parola nei rapporti di lavoro. Anche, con significato attenuato, persona sciatta nel vestire e nel portamento, o che nel lavoro sia solita fare le cose in fretta e senza attenzione.
Viene così ricatturato l’orso M49 seppur privo di collare, e sarà riportato a Casteller, almeno provvisoriamente. Visto che secondo le intenzioni di Fugatti il centro dovrebbe ospitare ben più orsi di quello che quella vecchia struttura potrebbe. Per estensione territoriale e strutture, come dice chiaramente il quotidiano Il Dolomiti. Con Fugatti che continua a emettere ordinanze su ordinanze per catturare orsi, anziché interrogarsi sulle capacità della sua amministrazione, che pare incapace anche di gestire i rifiuti. Figuriamoci gli orsi.
Ci sarà sicuramente un seguito del quale vi terrò al corrente. Nel frattempo il pensiero va a un orso terrorizzato!
Ora è nuovamente in fuga l’orso M49, scappato per la seconda volta da Casteller. Ma se la prima fuga dal carcere di massima sicurezza ha il sapore della beffa, la seconda fuga dimostra in tutta la sua nitidezza l’incompetenza. Inutile cercare scuse, stiamo parlando di un orso e non di Houdinì. Per quanto lo si voglia umanizzare, e sarebbe un grande sbaglio, M49 è sempre e soltanto un orso: istinto, valutazione delle possibilità e forza.
Il governatore del Trentino Maurizio Fugatti si è nuovamente coperto di ridicolo, non soltanto per l’ostinazione, ma anche per la manifesta incapacità. Incapace di gestire gli orsi, come dimostra la vicenda di Jj4, oggetto di una vertenza ancora non chiusa che lo contrappone al ministero. Incapace di garantire per ben due volte la custodia di un orso. Spingendosi ai limiti, se non oltre, del maltrattamento di animali. Per aver fatto imprigionare, castrare e sedare M49, per paura che potesse scappare dalla prigione dei cacciatori.
Nuovamente in fuga l’orso M49 che non è certo l’evaso Papillon del famoso racconto di Henrì Charrìere
La prima volta che l’orso arrivò al famigerato centro di Casteller, forse prima famoso ora davvero solo famigerato, scappò nonostante una recinzione elettrificata a 7.000 Volt. Che non bastarono a far desistere il plantigrado nella sua determinazione di ritrovare la libertà. E già allora tanta poca attenzione parve oggetto di una gestione malsana, mitigata dalla soddisfazione per la ritrovata libertà del povero orso.
Questa volta l’orso è scappato nonostante fosse stato castrato chimicamente, un abominio per un selvatico in gabbia, che avrebbe potuto essere neutralizzato con la chiusura dei dotti, come accade per i lupi ibridi. Fuga avvenuta anche in barba ai tranquillanti che gli venivano somministrati. Evidentemente si procedeva per tentativi, non per capacità di come gestire un selvatico in cattività. Dimostrando solo che la libertà e il poter mettere in atto i comportamenti naturali restano nell’anima di un animale selvatico. Che al contrario di Fugatti non fa calcoli politici, ma segue solo l’istinto per come è stato modellato dall’evoluzione.
Se dessimo un valore alle competenze bisognerebbe che il ministro Sergio Costa si inventasse come poter neutralizzare Maurizio Fugatti. E come far ritirare le autorizzazioni al centro di Casteller che non è in grado di gestire la fauna. Che non deve più avere in custodia alcun plantigrado. Ma questo purtroppo potrebbe cozzare con le autonomie di cui gode la provincia di Trento. Che non ha fatto mistero di usare l’orso anche come strumento politico di pressione sul governo.
Questa volta, al contrario dell’ultima fuga, l’orso ha un collare: la prima volta glielo hanno tolto, la seconda volta glielo hanno messo quando è arrivato
Il radiocollare è una dimostrazione della consapevolezza che quelli che lo custodivano non erano così certi che l’orso non riuscisse a ritrovare la via della libertà. Perché se la prima volta togliergli subito il collare fu un gesto avventato, ora rimetterglielo rappresenta un segno di timore che quanto accaduto potesse succedere di nuovo. Nonostante tutte le precauzioni, nonostante farmaci e menomazioni.
Ora M49 ha il radiocollare, che darà ai forestali incaricati di acciuffare l’evaso, le coordinate del plantigrado. Certo il nostro Fugatti non darà l’ordine di abbatterlo, mancandogli probabilmente il coraggio di affrontare le conseguenze. Ma comunque, anche se non dovesse essere riportato a Casteller, la Procura del capoluogo trentino dovrebbe aprire un’inchiesta. Con l’ipotesi di maltrattamento di animali, per allargare poi il raggio d’indagine su un comportamento inescusabile che ha creato sofferenze evitabili a un animale.
Nel contempo il ministro Costa deve attivarsi per bloccare la cattura dell’orsa Jj4, ancora sotto giudizio del TAR e non solo. Inviando dal ministero ispettori a Casteller per valutare il ritiro delle autorizzazioni alla detenzione di animali pericolosi. Forza ministro, non basta solidarizzare con l’orso occorre dimostrare azione e polso. Con chi gioca con la fauna per politica.
Breaking news del 28/07/2020 – Si è dimesso Romano Masè, dirigente generale del Dipartimento agricoltura foreste e fauna della Provincia, e capo del Corpo forestale trentino, dopo la fuga di M49, con una lunga lettera pubblicata dall’Adige. Ma resta inconcepibile gestire e realizzare una struttura destinata a detenere animali pericolosi in modo tanto approssimativo. E se la responsabilità operativa era di Masè quella politica resta in capo a Maurizio Fugatti.
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