Stop Finning salva gli squali da una morte atroce, ma anche l’equilibrio di mari e oceani che non possono permettersi certamente di perdere questo superpredatore. Gli squali sono vittime di una pesca feroce e sono ricercati soprattutto per le loro pinne. Che sono usate nella cucina orientale e non solo, ma anche in molti preparati della medicina tradizionale. Per questo spesso vengono pescati, issati a bordo, privati delle pinne e rigettati ancora vivi in mare. Una pratica crudele e dannosa.
Contro questa barbarie, che mette in pericolo la biodiversità di mari e oceani, è stata avviata un’ICE (iniziativa dei cittadini europei). Una petizione che vincola la Commissione Europea a occuparsi del problema e a sottoporlo al Parlamento. Non la solita raccolta firme su una delle tante piattaforme quindi, ma una forma ufficiale di cittadinanza attiva. Dietro l’hashtag #StopFinningEU c’è una coalizione che ha attivato questa iniziativa per salvare gli squali.
Stop Finning salva gli squali se i cittadini europei esercitano i loro diritti
Recentemente un’altra ICE europea ha ottenuto un pieno successo. Grazie all’impegno di tutti i cittadini europei che hanno firmato la petizione #EndTheCageAge. Dal 2027 sarà vietato allevare animali in gabbia negli allevamenti e questo successo migliorerà le condizioni di vita di centinaia di milioni di animali. Ogni anno! Per questo è importante che tutti si attivino per dare voce a questa petizione, che fino ad ora ha raccolto troppo poche firme: solo 247 mila sul milione di sottoscrizioni richieste. Con soltanto due paesi che hanno raggiunto il numero minimo di sottoscrizioni richieste per ogni paese: Francia e Portogallo.
Gli squali stanno a mari e oceani come i lupi a boschi e praterie: sono super predatori utilissimi e necessari per il mantenimento degli equilibri degli ecosistemi marini. La sovrapesca li sta mettendo in serio pericolo in tutti i mari del mondo, ma anche bracconaggio e pesca illegale contribuiscono a questa mattanza. Una firma rappresenta un aiuto concreto per ottenere un cambiamento e ognuno è importante.
Ogni voto conta, ogni cittadino è importante. Per questo è importante la massima condivisione di questa petizione che al momento sta ricevendo meno adesioni del necessario. Forse perché i pesci e i mari non riscuotono la stessa attenzione degli animali e degli ecosistemi delle terre emerse. Invece non perdiamo questa occasione di svolgere un ruolo di cittadinanza attiva e di far sentire la nostra voce!
Insetti in caduta libera, in particolare nei paesi in cui si pratica agricoltura intensiva, a causa dell’uso dei pesticidi. Senza ovviamente poter dimenticare le problematiche legate ai cambiamenti climatici. Ma nonostante le assicurazioni ricevute dalle multinazionali dell’agro farmaceutico, che si chiamano sempre fuori da ogni responsabilità, è di tutta evidenza una correlazione fra fitofarmaci e declino degli impollinatori. Una realtà ben dettagliata in inchieste e studi indipendenti, che dimostrano come l’uso di certe sostanze sia la principale causa di contrazione delle popolazioni di insetti.
Pochi grammi di vita, moltiplicati per milioni di milioni di volte, possono fare, anzi fanno, una grande differenza. Quella esistente fra un pianeta vivo e uno con la biodiversità ridotta agli sgoccioli. Con una produzione agricola che si riduce a causa della mancanza delle specie impollinatrici. Piccoli, anche piccolissimi, gli insetti, come tutte le componenti del grande puzzle della natura, sono componenti fondamentali che non ci possiamo permettere di perdere. Eppure li stiamo silenziosamente sterminando, svuotando prati e campi, ma anche alveari e cieli.
Gli insetti sono una componente fondamentale della vita e non solo per la loro preziosa attività di impollinatori delle piante. Quando la biomassa costituita dagli insetti diminuisce in modo importante si creano problemi serissimi per tutte le creature che in loro hanno la principale risorsa alimentare. Lasciando moltissime specie senza poter disporre di cibo sufficiente alle loro necessità. Per questo la significativa diminuzione degli insetti sta provocando gravi problemi alla sopravvivenza di tutti gli uccelli insettivori, dei pipistrelli e delle altre specie per le quali rappresentano un importante apporto proteico.
La biomassa degli insetti in caduta libera rappresenta un problema per il futuro del pianeta
Siamo nel bel mezzo di quella che sarà la sesta estinzione di massa per il pianeta, ma questa volta tutto dipende esclusivamente dalle nostre attività, dalle scelte economiche e dall’incapacità di voler guardare il futuro. Spesso ci soffermiamo sull’importanza di difendere specie che rappresentano degli emblemi, come tigri, elefanti e gorilla, ma ci accorgiamo poco di quanto i nostri cieli si stiano svuotando.
Dall’inizio della nostra civilizzazione si sono estinti circa l’83% dei mammiferi. Un numero incredibile di specie è definitivamente scomparso senza che sia stato possibile fare qualcosa, ma ultimamente queste sparizioni definitive sono causate in massima parte dalle nostre attività. Attualmente nel mondo sono conosciute circa un milione di diverse specie di insetti ma, secondo gli scienziati, quattro milioni di specie sono ancora in attesa di essere scoperte. Ma il rischio, più che concreto, è che queste specie scompaiano prima di essere classificate dagli scienziati.
Questi dati sono rivelati uno studio del Somerset Wildlife Trust pubblicato nel 2019 e recentemente ripreso dall’Università di Padova nel suo sito. Il fatto più grave che viene evidenziato in questi studi è proprio la scarsa conoscenza del fenomeno da parte dell’opinione pubblica. Che solo ultimamente e spesso solo per ragioni legate all’importanza degli insetti in agricoltura pare essersi interessata alla questione. Come se queste specie fossero troppo piccole per essere davvero importanti, ma non è così naturalmente.
Un mondo senza insetti non è possibile: sono alla base della catena della vita
Per molti rappresentano solo un rumore di fondo nelle gite in campagna, per altri un fastidio e per altri ancora un pericolo. Nella realtà gli insetti sono uno dei pilastri fondamentali su quali poggia la vita del nostro pianeta. La volontà di ottenere sempre maggiori profitti in agricoltura, la costante ricerca di innalzare la crescita delle rese in campo, ci hanno portato ad un uso smodato di pesticidi e altre sostanze chimiche. Che apparentemente sono servite per riempire i piatti, ma che, per contro, hanno raggiunto gli obiettivi svuotando gli alveari.
Nella sola Germania è stata stimata una riduzione della biomassa di insetti pari al 76% in soli 27 anni di campionamento. Questa contrazione, senza calcolare gli altri danni, ha portato come effetto collaterale, una riduzione di circa il 15% della consistenza nelle popolazioni di uccelli del paese. Per questo è importante parlarne, ma anche fare tutto quanto possibile per difendere questo piccolo ma vitale patrimonio. Per questo il Ministero della Transizione Ecologica ha recentemente emanato una nuova direttiva, in continuità con le precedenti azioni, per proseguire il monitoraggio sugli impollinatori. Un’attività che resta delegata ai Parchi nazionali presenti sul territorio, disposta nell’ambito della Direttiva Biodiversità.
Il tempo a nostra disposizione per invertire questa tendenza è davvero poco. Per questa ragione oltre a studiare le cause occorre mettere in campo, da subito, azioni concrete che possano agevolare la diffusione degli impollinatori. Creando alveari urbani, piantando fiori selvatici nelle aiuole e in parchi e giardini. Preferendo le azioni basate sulla lotta biologica rispetto all’uso della chimica.
Secondo l’organizzazione internazionale le future pandemie saranno più ravvicinate, causeranno maggiori danni economici di quanto ne stia provocando quella di Covid-19. Avendo uno scenario che prevede un costante innalzamento della curva della mortalità. Una realtà apocalittica, che può essere interrotta solo modificando il nostro modello di sviluppo economico. Un discorso ripetuto oramai sino alla nausea ma che pochi sono davvero disponibili ad ascoltare,
Quella di Covid-19 è almeno, secondo l’organizzazione internazionale, la sesta pandemia che ha colpito il pianeta. A partire dalla famosa “Spagnola” del 1918. Questo significa che già nel passato in poco meno di un secolo si sono realizzati pericoli sanitari dovuti a virus presenti negli animali selvatici. Con i quali la nostra espansione senza freni e i danni ambientali che abbiamo causato ci hanno portato a vivere in modo sempre più ravvicinato.
Ma se una pandemia tira l’altra quella di Covid-19, per una serie di condizioni si sta rivelando un vero tsunami
Del resto basta pensare a quanto gli ultimi cento anni abbiano modificato il nostro modo di vivere, gli spostamenti, le produzioni, gli allevamenti e i consumi. Un secolo che ha stravolto, con una velocità impressionante causata dalla rivoluzione industriale, le abitudini e gli stili di vita dei cosiddetti paesi sviluppati. Che hanno utilizzato questo “potere” economico per sfruttare sempre più i paesi in via di sviluppo. Impedendo di fatto che questo avvenisse in modo armonico dando vita a società democratiche.
L’economia e l’alta finanza hanno accentrato in mano a pochissime persone la ricchezza, e il potere che da questa deriva sfruttando sempre più l’ambiente e le risorse naturali. Credendole, stupidamente, infinite e capaci di autorigenerarsi, ma così ovviamente non è stato. Questa sovra valutazione della resilienza ambientale, della capacità di resistere alle aggressioni ha portato a sottovalutare grandemente i pericoli.
Come quelli stimati dagli scienziati che hanno più volte lanciato allarmi, rimasti perennemente inascoltati o quasi. perché ci siamo lasciati convincere. Abbiamo abdicato al buon senso in cambio di vantaggi materiali apparenti, lasciandoci trasformare da persone in consumatori. Che consumano tutto, molto spesso senza nemmeno rendersene conto: salute, antibiotici, veleni, ambiente, risorse di altri.
Il rischio di pandemia può essere notevolmente ridotto riducendo le attività umane che guidano la perdita di biodiversità, da una maggiore conservazione delle aree protette e attraverso misure che riducono lo sfruttamento insostenibile delle regioni ad alta biodiversità. Ciò ridurrà il contatto tra fauna selvatica, bestiame e esseri umani e aiuterà a prevenire la diffusione di nuove malattie, afferma il rapporto.
Tratto dal rapporto IPBES su biodiversità e pandemie
Sarà per questo che i ragazzi che hanno organizzato il Mock Cop26 non sono disponibili ad aspettare che i governi decidano cosa fare. Ne va della vita di tutti, ma per loro c’è in gioco il futuro delle loro vite e iniziano a capire che devono battersi con tutte le loro forze per arrivare al cambiamento. Forse loro avranno più lungimiranza di quanta ne abbiano avuta i loro genitori.
Come cittadini europei difendiamo gli insetti impollinatori grazie a un’azione di cittadinanza attiva, alla quale potranno partecipare tutti i cittadini dell’UE, di almeno sette Stati. Un milione di persone, questo il traguardo di firme da raggiungere, potranno proporre al Parlamento Europeo una proposta di direttiva europea di iniziativa popolare. Per pianificare una costante diminuzione dell’utilizzo dei pesticidi in agricoltura, ma anche per tutelare la vita degli insetti impollinatori come api e bombi.
Una raccolta di firme con una concreta utilità, al contrario di quanto troppo spesso avviene sulle piattaforme che si occupano di petizioni. Più interessate ai dati degli utenti, che vengono usati per scopi commerciali, che non alla promozione di cause che abbiano una concreta speranza di successo.
L’Iniziativa dei Cittadini Europei (Ice) “Save Bees and Farmers! Verso un’agricoltura favorevole alle api per un ambiente sano“, dovrà riuscire a coinvolgere un milione di cittadini e almeno sette stati membri. Un obiettivo ragionevole e raggiungibile, come è stato dimostrato altre volte, che permetterà ai cittadini di far sentire davvero la propria voce in difesa degli insetti.
Bisogna tutelare la sopravvivenza degli insetti impollinatori per garantire la sopravvivenza del pianeta
Non bisogna pensare che solo gli umani dipendano da api, bombi e tanti altri insetti impollinatori per la produzione del cibo. Senza impollinazione verrebbe a mancare la riproduzione di tantissimi vegetali che servono agli animali per vivere. Da questi piccoli ma fondamentali animali dipende la sopravvivenza dell’intero pianeta.
La visione dell’alleanza ICE “Salviamo Api e Agricoltori!” è quella di un’Unione Europea in cui l’agricoltura è un vettore del benessere delle persone in termini di occupazione, salute e recupero della biodiversità. Vogliamo riqualificare le zone rurali in luoghi dinamici, dove le piccole aziende agricole offrono un’occupazione dignitosa agli abitanti locali, producendo nel contempo cibo sano in equilibrio con la natura, consentendo alla biodiversità di guarire dal disastro ambientale causato dall’immissione di prodotti agricoli chimici sulle nostre terre per decenni.
Mentre la biomassa degli insetti sta calando con un’impressionante caduta verticale, le multinazionali stanno cercando di realizzare dei droni miniaturizzati che riproducano il comportamento delle api. Per poterli usare in agricoltura per sopperire alla carenza di insetti. Come se uno degli anelli fondamentali della vita sul pianeta potesse essere sostituito da circuiti elettronici miniaturizzati. Ci si sta preoccupando più di trovare alternative meccaniche che non di tutelare la presenza degli insetti, obbligando i colossi dell’agrochimica a cambiare sistema.
Si è aperta la COP 13, in India, sulla tutela della fauna migratoria, che rappresenta una parte importantissima della biodiversità del pianeta. Un patrimonio da difendere a ogni costo, che unisce Stati e popoli della Terra con le migrazioni che lo attraversano.
COP13 aggiungerà probabilmente alcune nuove specie in pericolo, per affrontare i problemi e le minacce che stanno emergendo per alcuni animali, come l’elefante asiatico. Non bisogna infatti commettere l’errore di pensare che il popolo migratore sia composto solo da uccelli. Pesci e mammiferi compiono grandi migrazioni, come quelle che avvengono nelle vaste pianure dell’Africa per erbivori e predatori o quelle messe in atto dai cetacei.
Frammentazione del territorio, riduzione degli habitat, inquinamento, bracconaggio e cambiamenti climatici sono solo alcuni dei fattori che mettono a rischio i migratori. Altre volte, come ad esempio avviene in Italia per le rondini, anche la stupidità umana ha un suo peso, quando porta alcuni incivili a distruggere i loro nidi.
Tutelare la fauna migratoria è un dovere della comunità internazionale
Le rotte migratorie sono sempre costellate di pericoli, sia che attraversino il cielo, la terra o il mare. Attraversando confini che per gli animali non esistono, ma che possono invece cambiare le misure di protezione, aumentando o diminuendo la tutela delle specie che li attraversano. Le migrazioni richiedono grandi sforzi in termini energetici per essere affrontate, fatiche e rischi che si moltiplica in caso di altre avversità.
Per questa ragione il concetto di “connettività ecologica” costituisce la principale priorità per questa sessione della Conferenza delle Parti. La creazione e il mantenimento di corridoi migratori sicuri, che colleghino diverse aree geografiche. Un modo per supportare concretamente le specie migratrici durante le diverse fasi dei loro cicli di vita naturali, come l’allevamento e l’alimentazione.
— Convention on Migratory Species (CMS) (@BonnConvention) February 17, 2020
Il declino della biodiversità è costante e non c’è più tempo da perdere per difendere il patrimonio naturale
Il Rapporto di valutazione globale delle Nazioni Unite sulla biodiversità pubblicato a maggio 2019 ha stabilito che stiamo correndo il rischio di perdere 1 milione di specie, comprese quelle migratorie, se non intensifichiamo le nostre azioni. Un nuovo rapporto che sarà illustrato durante la COP 13 indica che, nonostante alcune storie di successo, le popolazioni della maggior parte delle specie migratorie stia diminuendo.
Per questo il tempo rimasto è davvero poco e occorrono politiche di ampio respiro, concrete e rapidamente attuabili. Per non rendere la tutela dei migratori solo un’intenzione, un gesto di buona volontà, ma una concreta azione di salvaguardia.
Usiamo tecnologie come i cookie per memorizzare e/o accedere ad informazioni sul dispositivo. Lo facciamo per migliorare l'esperienza di navigazione e mostrare annunci personalizzati. Fornire il consenso a queste tecnologie ci consente di elaborare dati quali il comportamento durante la navigazione o ID univoche su questo sito. Non fornire o ritirare il consenso potrebbe influire negativamente su alcune funzionalità e funzioni.
Funzionale Sempre attivo
L'archiviazione tecnica o l'accesso sono strettamente necessari al fine legittimo di consentire l'uso di un servizio specifico esplicitamente richiesto dall'abbonato o dall'utente, o al solo scopo di effettuare la trasmissione di una comunicazione su una rete di comunicazione elettronica.
Preferenze
L'archiviazione tecnica o l'accesso sono necessari per lo scopo legittimo di memorizzare le preferenze che non sono richieste dall'abbonato o dall'utente.
Statistiche
L'archiviazione tecnica o l'accesso che viene utilizzato esclusivamente per scopi statistici.L'archiviazione tecnica o l'accesso che viene utilizzato esclusivamente per scopi statistici anonimi. Senza un mandato di comparizione, una conformità volontaria da parte del vostro Fornitore di Servizi Internet, o ulteriori registrazioni da parte di terzi, le informazioni memorizzate o recuperate per questo scopo da sole non possono di solito essere utilizzate per l'identificazione.
Marketing
L'archiviazione tecnica o l'accesso sono necessari per creare profili di utenti per inviare pubblicità, o per tracciare l'utente su un sito web o su diversi siti web per scopi di marketing simili.